AgenPress. Uno dei padri della geopolitica moderna, Halford Mackinder, ha sostenuto la tesi che l’Asia Centrale rappresenta uno dei “perni” attorno ai quali ruota il destino del mondo. Non sono una studiosa di geopolitica, osservo semplicemente la realtà. E la realtà ci dice che questa regione costituisce da sempre un crocevia tra Occidente e Oriente e che occupa un ruolo strategico nello scenario globale, soprattutto in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo.
L’Asia Centrale è sempre stata un ponte. Le trasformazioni e i mutamenti che questa parte del pianeta ha vissuto nei secoli l’hanno resa ciò che è oggi, ovvero la cerniera tra due continenti, il punto di contatto tra l’Europa e l’Asia, la congiuntura tra mondi in passato lontanissimi ma che oggi sono più interconnessi che mai.
E so cosa significa, perché lo dico da italiana, da figlia di una Nazione cerniera tra Europa e Africa, al centro di quel Mediterraneo globale che proietta la sua rilevanza ben al di là del suo spazio geografico.
Ecco perché credo che non ci sia luogo migliore di questo per interrogarsi sulle connessioni che ci legano e su quelle che possiamo costruire, senza paura di andare oltre gli schemi a cui siamo stati abituati.
Ecco perché è possibile creare nuove opportunità di cooperazione anche, e forse soprattutto, tra partner all’apparenza lontani tra loro e con storie profondamente diverse. Partner che però sono capaci di vedere la scacchiera nel suo complesso, e non solo il quadrante che apparentemente li riguarda più da vicino.
Questo è l’approccio dell’Italia, e so che è anche il vostro approccio, nella direzione di un’interconnessione davvero globale, dall’Asia all’Europa, dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico.