Il punto sottovalutato è che i tassi di interesse in Italia sono troppo alti rispetto agli altri Paesi anche nella stagione dei tassi ai minimi. Quindi chi investe sull’Italia si assicura un po’ di più perché c’è un rischio di più che ha la sua sintesi algebrica nel nostro debito pubblico. Come se ne esce? In un solo modo: spendendo bene i soldi europei. Facendo cioè l’esatto contrario di quello che si è fatto fino a oggi
AgenPress. Non vogliamo partecipare al bancolotto delle previsioni di crescita. Possiamo dire con tranquillità che la curva al rialzo del debito pubblico è sottostimata e che i numeri della tabellina triennale del Ministero dell’Economia risentono dell’ottimismo della volontà obbligatorio per dare ai mercati un segnale di fiducia. Il punto è che i fondi europei sono tanti, di vario tipo e di varia esigibilità.
Sono sul Mes se li si vuole prendere per rispondere all’emergenza sanitaria. Sono sul Sure per finanziare la cassa integrazione e, in genere, spesa sociale. Sono alla voce Bei come prestiti per finanziare infrastrutture di sviluppo. Sono in misura rilevante (209 miliardi) compresi nel piano Next Generation Eu con un sistema di rendiconto e monitoraggio molto forti, in parte a fondo perduto in parte come finanziamenti onerosi ma di favore, figli di una scelta politica europeista innovativa sottoposta alle convulsioni che la portata di questa scelta determina.
Il punto sottovalutato da tutti in casa è che i tassi di interesse italiani sono troppo alti rispetto agli altri Paesi anche nella stagione dei tassi ai minimi. Per un titolo decennale tedesco il tasso è negativo allo 0,54%, noi paghiamo lo 0,80%.
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