Recovery fund. Raggiunto l’accordo Pe-Consiglio Ue sullo stato di diritto

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AgenPress –  Il Parlamento europeo e la presidenza tedesca del Consiglio dell’Ue hanno raggiunto un accordo preliminare sul meccanismo dello stato di diritto legato al pacchetto economico che comprende il Bilancio europeo ed il Recovery fund.

Lo annuncia il portavoce tedesco Sebastian Fischer su Twitter. “Fumata bianca. Svolta al trilogo sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Un accordo preliminare è un passo avanti importante per l’Ue e la pietra miliare più importante nei negoziati in corso sul pacchetto del bilancio Ue”, ha scritto Fischer, sottolineando che ora serve l’approvazione finale delle due parti.

“Non ci sarà nessun Recovery fund senza il meccanismo vincolante dello stato di diritto. Questo è un chiaro messaggio al Consiglio Ue”, aveva detto  il leader dei Popolari, Manfred Weber.

Il principio dello stato di diritto è parte delle fondamenta su cui è stato costruito l’ideale, e non solo, di Europa. Secondo gli europarlamentari i fondi comunitari, sia quelli del bilancio a lungo termine che quelli del Recovery Plan, non dovrebbero finire nelle mani di quegli Stati che mettono in discussione i principi democratici e i diritti fondamentali dei loro cittadini. I deputati, chiedendo di rafforzare lo stato di diritto in tutta l’Unione, hanno proposto di introdurre un nuovo meccanismo di controllo che prevede anche delle sanzioni verso quei Paesi in cui saranno evidenziate delle violazioni.

Per stato di diritto si intende il riconoscimento della supremazia della legge sugli altri poteri. Come quello di un governo, che deve sempre rispettare i limiti imposti dalla legge. Negli ultimi anni si è parlato spesso di questo concetto in quanto anche nell’Europa democratica, liberale e progressista lo stato di diritto può essere messo in pericolo. Sempre più spesso abbiamo visto alcuni Stati, specialmente nell’Europa dell’Est (in primis Polonia e Ungheria, ma anche Bulgaria e Romania), essere accusati di calpestare lo stato di diritto. Per questo gli eurodeputati spingono affinché questo venga messo in cima all’agenda comunitaria, proprio per evitare che un vulnus democratico si apra nel Vecchio Continente.

 

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