Pandemia: avviata mappatura sul territorio italiano delle varianti al virus

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AgenPress. Prendendo in considerazione alcuni dati (contagi, pressione sanitaria, terapie intensive), la regione Valle d’Aosta si candida ad essere la prima regione a passare in zona bianca nelle fasce dell’andamento epidemiologico.
“La zona bianca potrebbe essere una boccata d’ossigeno, ma dobbiamo essere tutti consapevoli che non sarebbe un traguardo stabile: la discesa dei contagi si è già arrestata, e dobbiamo sapere che la zona bianca potrebbe durare anche solo una o due settimane”, così il presidente della Regione Valle d’Aosta Erik Lavevaz, commenta l’ipotesi di un passaggio della regione alpina in zona bianca: “aspettiamo il riscontro ai dati inviati, che da settimane sono buoni, ma sappiamo che la situazione è fragilissima”.
Nell’ipotesi del passaggio in zona bianca della Valle d’Aosta è da verificare anche la decadenza di alcuni divieti e chiusure (palestre, cinema, teatri) oltre che l’efficacia del Dpcm che blocca lo sci amatoriale fino al 5 marzo.
La decisione definitiva dovrà comunque tener conto di tutti i parametri e sarà effettuata a breve dal ministro della Salute, Roberto Speranza, insieme all’indicazione della “colorazione” epidemiologica delle altre regioni.
Intanto è stata avviata una nuova indagine rapida dell’Istituto superiore di sanità per stabilire una mappatura sul territorio italiano del grado di diffusione delle varianti di Sars-Cov-2 definite Uk, Brasiliana e Sudafricana.
L’obiettivo è identificare, tra i campioni con risultato positivo per SARS-CoV-2 in RT-PCR, possibili casi di infezione riconducibili a varianti.
Si considereranno 4 macroaree: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole. Ogni Regione dovrà inviare entro entro il primo marzo i risultati.
Infine il Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Ue ha dato parere positivo a un elenco comune di test antigenici rapidi per il Covid-19, con certificati riconosciuti da tutti i Paesi europei. “Se per un’attività sono richiesti o raccomandati test negativi – ha detto il commissario per la salute, Stella Kyriakides – è essenziale che i tipi di test siano reciprocamente riconosciuti e risultino in certificati anch’essi riconosciuti in tutta l’Ue, soprattutto per i viaggi”.
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