AgenPress. Nel giorno in cui il consiglio dei ministri vara il decreto che rende obbligatoria la vaccinazione anti-Covid per medici, infermieri, farmacisti e gli altri operatori sanitari c’è chi ha perso l’occasione per stare zitto”.
Inizia così la lettera di Luciano Cifaldi, oncologo, segretario generale Cisl Medici Lazio, indirizzata a Franco Bechis, direttore de Il Tempo.
Il medico poi continua: “Fa male leggere sulle agenzie di stampa frasi, pronunciate da una star della virologia televisiva, quali ‘Medici no vax come imboscati in guerra’. E ancora: ‘A suo tempo i soldati venivano fucilati sul posto. Questi operatori sanitari sono una minoranza, ci sono gli eroi e ci sono i vigliacchi’.
“Siamo – si chiede Cifaldi ironicamente a proposito delle dichiarazioni del virologo Fabrizio Pregliasco – in guerra? I medici, nei primi periodi di questa guerra, sono stati spediti al fronte senza dispositivi di protezione.
Poi hanno ricevuto mascherine che si scopre oggi essere taroccate, inefficaci ed estremamente pericolose perché trasmettevano e trasmettono a chi le indossa una percezione ed una presunzione, a questo punto errate, di protezione. Siamo in guerra? Nel giorno in cui il decreto del presidente del consiglio stabilisce una sorta di scudo penale per gli operatori sanitari che agiscono da vaccinatori, avremmo dovuto chiedere a gran voce uno scudo a protezione della dignità di noi tutti, medici e semplici cittadini, per non imbatterci in dichiarazioni quali quelle attribuite dalle agenzie di stampa ad uno degli onnipresenti protagonisti della telepandemia raccontata a puntate quotidiane da un anno a questa parte. Siamo in guerra? Allora ricordiamoci che durante la guerra venivano fucilati non solo gli imboscati ma anche i partigiani. E ricordiamoci pure che i partigiani fucilavano i collaborazionisti, i traditori e le spie.
Siamo in guerra? Allora ricordiamoci che dopo la seconda guerra mondiale fu celebrato il processo di Norimberga e alla sbarra furono portati i criminali di guerra che, ma guarda un po’, non erano certo i soldati della prima linea ma quelli che in prima linea ci avevano mandato a crepare la fanteria, magari all’epoca senza scarponi e oggi senza dispositivi individuali di protezione”.