AgenPress. «La pur pregevole intenzione di preservare e garantire la salute dei professionisti sanitari, e con essi quella delle persone assistite, dalla diffusione della pandemia da Covid19 attraverso la verifica dell’avvenuto obbligo vaccinale, sta tuttavia prendendo vie tortuose che poco hanno a che fare con tale scopo originario.
La previsione, infatti, di far ricadere sulla vita quotidiana degli Ordini e delle Federazioni delle professioni sanitarie la verifica giornaliera degli iscritti che abbiano, o meno, ottemperato all’obbligo vaccinale, e in caso negativo l’apertura di un procedimento disciplinare, sta creando un’impasse gestionale a dir poco preoccupante. È impensabile, infatti, che organi il cui scopo principale è quello di garantire il decoro, la rispettabilità e l’autonomia della professione, vengano sviliti nelle loro funzioni diventando, loro malgrado, organi investigativi e giudicanti», afferma il Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica/o.
«Il rischio sempre più concreto è che, attuando quanto previsto dalla norma, gli Ordini professionali e la rispettiva Federazione diventino dei meri esecutori, snaturando quello che è forse il potere più importante che la Legge Lorenzin attribuisce agli Ordini professionali per il raggiungimento dei loro fini istituzionali, ovvero quello disciplinare che tutela il decoro e l’indipendenza della professione e la tutela della salute pubblica con garanzia di qualità ed appropriatezza dell’assistenza sanitaria.
Secondo la citata legge n. 3/2018 gli Ordini “vigilano sugli iscritti agli albi, in qualsiasi forma giuridica svolgano la loro attività professionale, compresa quella societaria, irrogando sanzioni disciplinari secondo una graduazione correlata alla volontarietà della condotta, alla gravità e alla reiterazione dell’illecito, tenendo conto degli obblighi a carico degli iscritti, derivanti dalla normativa nazionale e regionale vigente e dalle disposizioni contenute nei contratti e nelle convenzioni nazionali di lavoro” (art. 1, comma 2, lett. l). Un controllo, quello che l’attuale Governo ha voluto riversare sugli Ordini professionali, che sta paralizzando ogni altra attività e che, ancora peggio, sta modificando la buona politica dell’inclusività sfociando, invece, in quella non auspicabile che porta all’esclusione e alla divisione tra professionisti», commenta la presidente FNOPO, dott.ssa Silvia Vaccari.
«È evidente che gli organi che rappresentano la professione ostetrica, così come tutti quelli delle altre professioni sanitarie, si stanno attenendo al dettato della legge, anche in virtù del loro status giuridico di ente pubblico non economico sussidiario dello Stato. Pur tuttavia, proprio per il rigore con cui si vuole rappresentare e tutelare i professionisti e il loro operato, non si può tacere il rammarico e il disappunto per una scelta tanto gravosa che va a incidere pesantemente e negativamente sugli Ordini più piccoli – sottolineano i vertici nazionali della professione ostetrica -. A ciascuno dovrebbero spettare obblighi a seconda del proprio ruolo.
Le procedure di controllo quotidiane, e di eventuale sospensione, che devono mettere in atto gli Ordini vengono svolte spesso a titolo di volontariato da chi assume una responsabilità gestionale degli Ordini, senza considerare che non viene riconosciuto loro alcun permesso dal lavoro. Si tratta di impegno che oltre a compromettere, come detto, la normale attività ordinistica rischia di oberare di lavoro i componenti degli Ordini professionali anche nei setting assistenziali di competenza. Inoltre, nell’attuale situazione in cui le aziende chiedono sempre maggiori impegni a causa della pandemia, se si aggiunge anche questo impegno volontario diventa insostenibile lavorare e portare avanti la vita degli Ordini.
L’auspicio è che si possa pensare a dei correttivi per i quali vengano audite e maggiormente coinvolte le Federazioni dei professionisti interessati”.