AgenPress. Con la presentazione delle liste la campagna elettorale entra nel vivo. L’appuntamento elettorale è accompagnato dalle attese delle formazioni politiche, dei candidati mobilitati verso l’agognato traguardo.
I cittadini sperano che le “cose vadano” meglio. Un auspicio perché chi è eletto faccia bene. Cosa? Nessuno lo sa declinare.
Non c’è la politica, non ci sono i partiti ma gruppi gestiti da padroni e patrocini. I congressi dei Partiti, gli scontri su progetti, la vivace operosità delle sezioni presenti dovunque anche nelle frazioni dove si discuteva e si proponeva, dove sono?
Tutto scomparso così come le realtà intermedie che allargavano l’area della partecipazione.
I cittadini si sentono estranei chiamati a legittimare formalmente l’esercizio del potere di chi ritiene possedere una riserva di dominio. I cittadini diventano sudditi, privati dalla facoltà di contribuire alla elaborazione dei progetti.
Questa fase preparatoria delle elezioni ha evidenziato crepe sempre più profonde nel sistema delle garanzie democratiche.
Le candidature fatte dalle caste con arroganza senza consultare il territorio. Candidati scelti senza nessun criterio, valorizzazione dei fuori usciti dalle formazioni originarie in cerca di fortuna. La prossima legislatura dovrà durare lo stretto necessario per fare le riforme.
Io sono per il cancellierato tedesco dove si allarga la competenza del capo dell’esecutivo senza ridurre la centralità del Parlamento, che trova forza propulsiva nella sfiducia costruttiva.
E ancora un nuovo sistema proporzionale con le preferenze, togliendo alle caste la nomina dei parlamentari e ancora il ripristino della immunità parlamentare.
Non riscalda il cuore vedere gli erranti alla ricerca delle candidature senza avere “preferenza”, gli abbandoni repentini, i disinvolti passaggi da una formazione ad un’altra. E poi ancora egoismi.
Quanto abbiamo assistito in questa fase ci deve far meditare. Qualcuno ha paragonato il 25 settembre 2022 alle elezioni del 1948.Sarà vero. Sono in gioco, come ieri, la libertà e la democrazia.
Ma mentre il 1948 c’erano i Partiti, oggi ci sono gruppi senza connotazioni precise, guidate da capi esperti a occupare un gracile potere, ma inadeguati a costruire una stagione dove la profondità del pensiero vada oltre le piccole grandi miserie, che uccidono la politica.
Auspico una legislatura breve per le riforme, per poi avviare la risalita dopo aver toccato il fondo.
Mario Tassone