AgenPress. Nella vita ci sono accadimenti incomprensibili a cui è difficile dare una spiegazione. In politica, ritenuta l’arte della mediazione e del possibile, si assumono, a volte, decisioni senza l’ausilio della ragione, che nella quotidianità sembrano un azzardo, mentre in politica trovano la giustificazione.
L’interesse superiore è richiamato anche se il prodotto smentisce il significato vero della politica intesa come servizio verso i cittadini. L’interesse superiore non esiste, c’è una maggioranza che assume decisioni, pretendendo che queste corrispondano a esigenze oggettive. E’ l’obiettivo di una maggioranza composita che è sostanzialmente minoranza, soprattutto quando i percorsi seguiti sono parziali.
Il disegno politico dell’autonomia differenziata nasce da una visione in cui domina il coagulo degli egoismi territoriali e non, compromette il solidarismo che è alla base della Nazione. Ampliare le competenze delle Regioni per materie è possibile in un capovolgimento della natura istituzionale del nostro Paese, che diverrebbe una repubblica federale. Questo è un percorso che per me non coincide con l’interesse generale.
Quello che non si può accettare che surrettiziamente si modifichi l’assetto unitario del Paese con legge ordinaria. Così è avvenuto quando si è tentato di introdurre, con le leggi di riforma elettorale dal 1994 in poi, il presidenzialismo. Allora, come ora, dominava la furbizia che spazza via la ragione, sacrificata sull’altare degli interessi del più forte (del momento).
I nodi della spesa storica, dei Lep, dei fondi comuni di riequilibrio possono essere sciolti con qualche escamotage normativo, ma non frenano la voragine istituzionale. Si pensava di porre mano alla riforma del titolo V della Costituzione voluta nel 2001 da una maggioranza di sinistra con la complicità della Lega, che ha prodotto negatività, vedi l’art.116 e 117.
La storia si ripete con Bonaccini del PD che ha allineato la sua Regione Emilia-Romagna a quelle rette dalla Lega, Lombardia e Veneto (oggi è contro per esigenza di copione). L’autonomia differenziata fa leva su quelle negatività che dovevano essere eliminate: un controsenso.
Ci sono regioni a statuto speciale, province autonome con competenze diseguali e oggi si va verso una autonomia, che frantuma ulteriormente il Paese.
Il richiamo alla Patria e al patriottismo del Presidente del Consiglio avrebbe dovuto prevedere provvedimenti di riequilibrio territoriale per favorire uno sviluppo vero di tutto il territorio nazionale. Il Sud naturalmente è un ponte tra il Mediterraneo e il resto dell’Europa.
Ritorna l’antica discussione su un Europa che guarda al centro Nord e una Europa che costruisce la sua forza aggregatrice, coinvolgendo i paesi rivieraschi del Mediterraneo anche attraverso il Sud d’Italia. Per far questo si deve trovare nel crogiolo delle buone intenzioni la soluzione giusta. La sanità, la scuola, l’ambiente debbono essere materie sottratte alla primaria competenze delle Regioni.
Non ci possono essere territori a triplice velocità tra le Regioni a competenze varie, anche con la pretesa di rapporti con gli altri Stati esteri (la politica estera non può essere regionalizzata, non esiste in nessun Paese del mondo), le province regolate da una legge incostituzionale e le asimmetrie dei sistemi elettorali (diversi per il parlamento nazionale, per il parlamento europeo, per i consigli regionali).
Siamo per la Repubblica parlamentare e non per una Repubblica federale. Non ci sono Stati, non ci sono governatori e parlamentini.
Se per ventura o per disattenzione parlamentare venisse approvata l’autonomia differenziata, si creeranno le condizioni per una protesta popolare, che farebbe nascere un movimento per un referendum abrogativo dagli esiti ampiamente positivi.
C’è uno Stato con territori, che godono di competenze in funzione della specificità delle vocazioni, del solidarismo e della partecipazione. Era questo il progetto di Sturzo: la costruzione di una comunità di uomini liberi!
Mario Tassone