AgenPress. L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (Amsi), l’Unione Medica Euromediterranea (Umem), il Movimento Internazionale Uniti per Unire e Aisc News internazionale – Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini – esprimono plauso e sostegno al progetto della Regione Lombardia che prevede l’arrivo di 210 infermieri uzbeki entro i primi mesi del 2026, nell’ambito di un programma di cooperazione sanitaria internazionale.
«È un’iniziativa positiva – dichiara il presidente Prof. Foad Aodi a nome delle nostre associazioni , medico fisiatra, giornalista internazionale ed esperto in salute globale, Direttore di Aisc News, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma, docente presso l’Università di Tor Vergata, membro della FNSI e dell’Associazione Stampa Romana – che si inserisce perfettamente nel percorso che portiamo avanti da oltre 25 anni ,inserimento dei professionisti della sanità di origine straniera nel SSN con il il rispetto delle leggi e diritti e doveri. Siamo convinti che i professionisti sanitari di origine straniera rappresentino una risorsa preziosa per il nostro Servizio sanitario nazionale, in un momento in cui il Paese deve fare i conti con una carenza cronica di personale».
La richiesta della Lombardia e il ruolo di Amsi
Già negli scorsi mesi ed anni numerose regioni e strutture sanitarie private hanno chiesto ad Amsi e Uniti per Unire di collaborare a progetti di reclutamento e integrazione dei professionisti sanitari stranieri. L’iniziativa con l’Uzbekistan si aggiunge ad altri percorsi di cooperazione internazionale delle regione italiane che vedono proprio le associazioni guidate da Aodi protagoniste di protocolli, campagne di formazione e mentoring. «Accogliamo con favore – sottolinea Aodi – che le istituzioni regionali e nazionali riconoscano finalmente il contributo dei professionisti di origine straniera e ci coinvolgano in strategie di lungo periodo».
Professionisti sanitari stranieri, una risorsa da integrare
Il prof. Foad Aodi ricorda come sia fondamentale non considerare i professionisti stranieri come “passocosto” o “tappabuchi”, né tantomeno come figure di “serie B”. “Occorre valorizzare e risanare tutti coloro che hanno intrapreso percorsi di cura e di lavoro in Italia – sottolinea Aodi – nel pieno rispetto delle leggi italiane. Ne è dimostrazione il fatto che sono stato eletto già 4 volte all’ordine dei medici di Roma,a conferma di una collaborazione istituzionale basata sulla legalità e sulla conoscenza delle norme”.
Il presidente di Amsi evidenzia inoltre il ringraziamento al presidente della FNOPI Mangiacavalli e al presidente Filippo Anelli della FNOMCeO, sottolineando l’importanza di rafforzare collaborazioni concrete. Dal gennaio 2024 ad oggi – conclude Aodi – “abbiamo raccolto oltre 15.300 richieste provenienti sia dalla sanità privata che da quella pubblica: non solo medici e infermieri, ma anche fisioterapisti, podologi, psicologi, dietisti, nutrizionisti, tecnici di laboratorio e ortopedici”.
Formazione, lingua e competenze al centro
Il progetto lombardo, che prevede la formazione clinica e teorica degli infermieri provenienti da Tashkent e Samarcanda, potrà essere efficace solo se accompagnato da percorsi solidi di studio della lingua italiana, formazione specialistica continua e reale integrazione culturale. «Non basta reclutare – avverte Aodi –. Serve una sinergia vera tra Governo, Regioni, FNOPI, FNOMCeO, Ordini professionali e sindacati. Solo così i professionisti potranno lavorare bene, sentirsi parte del sistema e garantire la qualità delle cure ai cittadini».
La carenza di infermieri e i numeri aggiornati
Secondo la FNOPI, in Italia mancano oggi circa 70mila infermieri, con effetti evidenti sulle liste d’attesa, sull’accesso ai servizi e sul carico di lavoro del personale già in servizio. La Lombardia, che guida il nuovo progetto con l’Uzbekistan, è la regione con la più alta presenza di professionisti di origine straniera: 4.336 infermieri e oltre 8mila tra medici e infermieri al 31 luglio 2025.
A livello nazionale, i dati raccolti da Amsi fotografano la realtà di un esercito ormai indispensabile: sono 123.810 i professionisti sanitari stranieri in Italia, tra cui 49.500 medici, 45.200 infermieri, 8.370 odontoiatri, 8.180 fisioterapisti, 8.030 farmacisti e 4.530 psicologi .
Dal 2020 a oggi, con i Decreti Cura Italia e Ucraina, sono entrati nel nostro Paese circa 18.860 infermieri e 8.900 medici, mentre tra gennaio 2023 e luglio 2025 si calcola che 5.220 reparti e servizi del sistema sanitario nazionale siano stati salvati proprio grazie al contributo dei professionisti di origine straniera.
Un esercito che non esercita
Accanto a questi numeri, resta però un problema serio: 11.300 tra infermieri e fisioterapisti stranieri presenti in Italia non riescono a esercitare la professione. Un quarto ha ricevuto un rigetto formale della richiesta di riconoscimento dei titoli, mentre la maggioranza non ha mai presentato domanda, scoraggiata da burocrazia complessa, costi elevati e paura di rifiuti. Circa il 75% dei professionisti sanitari stranieri lavora oggi nel privato, privando il sistema pubblico di competenze preziose.
Le regioni dove la domanda di professionisti sanitari è cresciuta di più
Nel solo 2024 la richiesta di personale sanitario (medici, infermieri e fisioterapisti) è aumentata del 35% in diverse regioni, con Veneto, Lombardia, Piemonte, Lazio, Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna, Puglia, Liguria, Umbria e Molise in prima linea. Una crescita che conferma come la questione non sia più emergenziale, ma strutturale.
Aodi: “Professionisti stranieri risorsa, non tappabuchi e non di seria B passo costo”
«I professionisti sanitari di origine straniera non sono un ripiego, ma una risorsa strutturale per il futuro della nostra sanità – conclude Aodi –. Chiediamo di valorizzarli con percorsi rapidi di riconoscimento titoli, formazione linguistica, aggiornamento scientifico e inclusione. Solo così sarà possibile garantire continuità, qualità e sicurezza delle cure. La sanità italiana non può più permettersi di sprecare competenze».
La collaborazione con FNOMCeO e FNOPI: caposaldo per il presente e il futuro
Un punto di riferimento fondamentale alla base di queste riflessioni la collaborazione tra AMSI e FNOPI, che ha acceso i riflettori sulle criticità legate alla carenza di infermieri in Italia. La collaborazione con FNOMCeO dal 2000, inoltre, rafforza ulteriormente la legittimità dei dati presentati e testimonia la necessità di un’azione sinergica tra ordini professionali, istituzioni e associazioni. È in questa cornice di cooperazione che si colloca la richiesta di affrontare in modo strutturale la carenza di 70mila infermieri, una cifra che rappresenta una vera emergenza per il nostro Servizio sanitario nazionale.
Foad Aodi sottolinea inoltre: «Come già annunciato, quest’anno inizia e prosegue la seconda stagione di Amsi dopo la prima stagione, 25 anni di iniziative, congressi di qualità e successi, inaugurata nel 2000 con Amsi, Co-mai, Uniti per Unire, Umem, U.I. Arabi del 48 e AISC News, che oggi diffonde oltre 35 articoli al giorno in 120 Paesi».
Riepilogo dati chiave (aggiornati al 31 luglio 2025)
• Mancano 70mila infermieri in Italia (FNOPI)
• Presenti 123.810 professionisti sanitari stranieri (Amsi)
• Lombardia: 4.336 infermieri stranieri, oltre 8mila tra medici e infermieri
• Dal 2020 a oggi: 18.860 infermieri e 8.900 medici entrati con Decreti Cura Italia e Ucraina
• 5.220 reparti e servizi salvati grazie ai professionisti stranieri (2023-2025)
• 11.300 tra infermieri e fisioterapisti stranieri in Italia non esercitano per mancato riconoscimento dei titoli
• il 75% dei professionisti stranieri in Italia non lavora nel pubblico