Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre. Meloni: “L’Italia non intende inviare soldati in Ucraina”

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AgenPress. Come sta, nei fatti, accadendo, perché, oltre la cortina fumogena della propaganda russa, la realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione, tanto che, dalla fine del 2022 ad oggi, è riuscita a conquistare appena l’1,45% del territorio ucraino, peraltro a costo di enormi sacrifici in termini di uomini e mezzi.

È questa difficoltà l’unica cosa che può costringere Mosca a un accordo, ed è una difficoltà che – lo voglio ricordare – è stata garantita dal coraggio degli ucraini e dal sostegno occidentale alla Nazione aggredita.

Come sapete, il processo negoziale è in una fase in cui si sta consolidando un pacchetto che si sviluppa su tre binari paralleli: un piano di pace, un impegno internazionale per garantire all’Ucraina solide e credibili garanzie di sicurezza, e intese sulla futura ricostruzione della Nazione aggredita.

È chiaramente una trattativa estremamente complessa, che per arrivare a compimento non può, però, prescindere dalla volontà della Russia di contribuire al percorso negoziale in maniera equa, credibile e costruttiva. Purtroppo, ad oggi, tutto sembra raccontare che questa volontà non sia ancora maturata. Lo dimostrano i continui bombardamenti su città e infrastrutture ucraini, nonché sulla popolazione inerme, e lo confermano le pretese irragionevoli che Mosca sta veicolando ai suoi interlocutori. La principale delle quali riguarda la porzione di Donbass non conquistata dai russi.

A differenza di quanto narrato dalla propaganda russa, il principale ostacolo a un accordo di pace è l’incapacità della Russia di conquistare le quattro regioni ucraine che ha unilateralmente dichiarato come annesse già alla fine del 2022, addirittura inserendole nella costituzione russa come parte integrante del proprio territorio. Questo azzardo ha portato al paradosso che territori formalmente inseriti nella costituzione della Federazione Russa siano oggi sotto controllo ucraino. Da qui la richiesta russa che l’Ucraina si ritiri quantomeno dall’intero Donbass.

È chiaramente questo, oggi, lo scoglio più difficile da superare nella trattativa, e penso che tutti dovremmo riconoscere la buona fede del Presidente ucraino, che è arrivato a proporre un referendum per dirimere questa controversia. Proposta, però, respinta dalla Russia. In ogni caso, sul tema dei territori, abbiamo detto e ribadiamo che ogni decisione dovrà essere presa tra le parti e nessuno può imporre da fuori la sua volontà.

Per quello che concerne l’altro elemento dirimente della trattativa, ovvero le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, come strumento per scongiurare future guerre, sono tre gli elementi dei quali si sta discutendo. La garanzia di un solido esercito ucraino; l’ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta Coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun Paese (e approfitto per ribadire che l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina);

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