Agenpress – Nel corso dell’ultimo anno accademico, oltre 3,7 milioni di bambini rifugiati in tutto il mondo non hanno avuto la possibilità di andare a scuola. Ma un bambino rifugiato che non va a scuola non rischia di perdere l’anno, ma la vita.
Come emerge dal rapporto dell’UNHCR Stepping Up: Refugee Education in Crisis, la condizione di rifugiato il più delle volte è a lungo termine: quasi 4 rifugiati su 5 vivono una condizione di esilio prolungata. Questo significa che i bambini rifugiati passeranno in esilio tutto il loro periodo scolare, ovvero dai 5 ai 18 anni.
Ma per la sopravvivenza di un bambino rifugiato, la scuola è centrale al pari di una tenda dove ripararsi, del cibo o delle cure mediche. I tassi di povertà si ridurrebbero del 55% se tutti i bambini completassero la scuola secondaria. E il reddito aumenterebbe del 75% se si raggiungesse l’obiettivo di garantire a tutti i bambini di terminare la scuola secondaria. Maggiore è il livello di istruzione, più elevate saranno le abilità dei ragazzi e delle ragazze in termini di leadership, capacità imprenditoriale e piena autonomia.
Le bambine e le ragazze sono ancora più svantaggiate rispetto al costo che le loro famiglie devono sostenere: sono loro che svolgono mansioni di grande importanza per le famiglie, come ad esempio andare a prendere l’acqua o la legna, prendersi cura dei fratelli più piccoli o dei parenti più anziani o sbrigare le faccende domestiche. Eppure, se tutte le ragazze avessero la possibilità di completare la scuola primaria, i matrimoni precoci si ridurrebbero del 14%. Una percentuale che sale al 64% se portassero a termine la scuola secondaria. Se tutte le bambine completassero la scuola secondaria, si avrebbe il 59% in meno di gravidanze di ragazze con meno di 17 anni. E ancora, se tutte le bambine completassero la scuola primaria, la mortalità materna si ridurrebbe del 70%. Se nei prossimi 10 anni, tutte le ragazze potessero completare la scuola secondaria superiore, nell’Africa sub Sahariana ci sarebbero circa 3 milioni di bambini morti in meno entro il 2050. Se tutte le mamme potessero terminare con successo la scuola secondaria, ci sarebbero circa 12 milioni di bambini in meno con disturbi della crescita.
Una donna istruita inoltre è più consapevole delle azioni da fare per chiedere aiuto medico salvavita, in gravidanza e con bambini neonati e più alto è il livello di istruzione maggiore è la loro consapevolezza dell’importanza della nutrizione e degli aspetti sanitari.
Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza decisiva dell’istruzione per il futuro di milioni di bambini rifugiati e di garantire loro accesso ad un’istruzione di qualità, dal 26 gennaio al 16 febbraio 2020 l’UNHCR lancia la quarta edizione della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Mettiamocelo in Testa. Un bambino rifugiato che non va a scuola non rischia di perdere l’anno, ma la vita” che si potrà sostenere con un sms o chiamata da rete fissa al numero solidale 45588.