Agenpress – Il Recovery Fund nato da una proposta francese è un fondo garantito dal bilancio dell’Unione Europeada utilizzare con l’emissione di recovery bond, consistente in un pacchetto di 1.000-1.500 miliardi di euro che potrebbe aiutare i paesi in maggiore difficoltà, tipo l’Italia e la Spagna, a far fronte all’emergenza dettata dalla pandemia del Covid-19 da coronavirus.
Con il Recovery fund Parigi ha proposto un compromesso che non chiede la condivisione dei debiti passati, ipotesi fortemente osteggiata dai paesi del Nord, Olanda Svezia, Finlandia, Austria e Germania.
Fonti Ue dicono che tutte le cancellerie Ue sembrano concordare. Ma l’ammontare del Fondo, i settori da finanziare e gli strumenti sono da stabilire. In particolare, il tema che si annuncia più controverso, è la ripartizione del Fondo tra prestiti e aiuti a fondo perduto. Alla riunione di domani si auspica si possa dare mandato alla Commissione Ue di elaborare una proposta, che permetta progressi a giugno-luglio.
Il Recovery fund, presumibilmente inizialmente alimentato da un minimo di risorse di tutti gli Stati membri, si baserebbe sull’emissione di nuovi titoli di debito, i Recovery bond appunto, la cui raccolta sarebbe poi girata attraverso trasferimenti ai paesi in difficoltà. In altri termini, l’idea alla base di questo strumento è che gli Stati meno indebitati non siano costretti a farsi carico anche del debito pregresso, più consistente, dei paesi del sud.
Voci dicono, però, che dal vertice di domani non dovrebbe arrivare alcuna fumata bianca perché la priorità è appoggiare la decisione dell’ Eurogruppo sul piano da 540 miliardi.
Al centro della questione c’è la mole di debito dei paesi del sud Europa, a cominciare da quello italiano che nel 2019 ha superato i 2.400 miliardi di euro.
“La risposta esauriente alla crisi” economica provocata dal coronavirus “include il Recovery Fund. Suggerisco di concordare di lavorare per istituire tale fondo il più presto possibile”, dice il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella sua lettera di invito ai leader UE, per la videoconferenza di domani. “Dovremmo far andare avanti” le procedure per i tre strumenti già concordati dall’Eurogruppo (Bei, Sure, Mes), “un pacchetto da 540 miliardi di euro, ed insistere affinché possano essere disponibili al più presto. L’obiettivo deve essere che queste tre reti di protezione siano operative per il primo giugno”.
Il recovery fund che vuol dire fondo di ricovero prevede l’istituzione di un fondo ad hoc con lo scopo di emettere obbligazioni, i cosiddetti recovery bond o Ursula bond, con la garanzia del bilancio Ue. In questo modo la condivisione del rischio sarebbe comune solo per il futuro senza una vera mutualizzazione sui debiti del passato, cosicché da accontentare i paesi del fronte del Nord, da sempre contrari ad una classica condivisione degli oneri legai ai debiti.
Il finanziamento avverrebbe tramite la raccolta di liquidità data dall’emissione dei recovery bond. Tale liquidità raccolta sarebbe poi distribuita ai governi maggiormente in difficoltà per l’emergenza del coronavirus e non dovrebbe essere rimborsata.
In altri termini, l’idea alla base di questo strumento è che gli Stati meno indebitati non siano costretti a farsi carico anche del debito pregresso, più consistente, dei paesi del sud.