Agenpress – Ci sono tanti modi diversi di essere eroi. Esistono tanti volti di “combattenti silenziosi”, capaci di dimostrare, con cuore e coraggio, la loro forza, spesso vivendo nell’ombra della solitudine, della sofferenza e del difficile cambiamento. Ci sono tante sfaccettature dietro questa emergenza coronavirus che ancora non ci siamo lasciati alle spalle.
E nel complesso mondo degli infermieri italiani, che “soldati al fronte” lo siamo sempre stati e sempre lo saremo, e che certo non abbiamo cominciato ieri “la nostra missione”, non possiamo dimenticarci dei nostri figli, che rappresentano ieri come oggi la memoria del dolore, della lontananza, dei sacrifici, dello stress fisico e psicologico, e spesso delle malattie, nonché della tragedia.
«Il mio pensiero va a loro, ai veri eroi di questa pandemia. Che però, anche loro, eroi lo sono in fondo sempre stati». Così esordisce Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, il Sindacato degli Infermieri Italiani. «Penso soprattutto ai nostri piccoli, a loro che da sempre vivono sulla propria pelle le difficoltà del nostro lavoro. Loro sono la memoria storica di quello che noi, viviamo. Sono abituati al nostro essere “eternamente” divisi a metà: quando siamo padri e madri, da una parte, e “militari nelle corsie” dall’altra, intenti come non mai in questo momento a salvare vite umane. Alle prese con le condizioni difficili di un lavoro che spesso non ci ripaga degli sforzi. E ci costringe a battaglie per rivendicazioni contrattuali e di maggiore rispetto della nostra dignità», chiosa De Palma.
«Tutta questa tensione, gli orari di lavoro assurdi, la fatica fisica con cui conviviamo, la trasmettiamo ai nostri figli, nel poco tempo che passiamo con loro. “Divisi con l’altra nostra famiglia” a cui dedichiamo anima e cuore: i nostri pazienti.
In questi due mesi di pandemia, mentre loro trascorrevano a casa il periodo acuto del coronavirus, mentre ci sarebbe stata l’occasione, come in tante altre famiglie, vista la chiusura delle scuole, di ritrovarsi e stare insieme, noi infermieri abbiamo passato quasi tutto il nostro tempo sul posto di lavoro. Penso a chi di noi ha dovuto lasciare i bambini ai nonni, agli zii, alla vicina di casa.
Penso ai nostri figli che, diversamente da tanti altri, non hanno potuto vivere a fianco dei propri genitori i momenti della paura, degli interrogativi rispetto a un nemico sconosciuto, subdolo, feroce. Quel nemico che ha portato via quasi 40 colleghi, padri e madri di figli oggi rimasti soli. In nome di un lavoro che amiamo, per il quale combattiamo ogni giorno», chiosa commosso De Palma.
«Mentre la classe politica si barcamena a fatica tra presunti rinnovamenti e provvedimenti che dovrebbero rivoluzionare in termini di qualità, il condizionale è d’obbligo lasciatemelo dire, la categoria degli infermieri, offrendo un servizio più efficiente e tutelando, si spera, il mondo degli operatori sanitari, io dico fermiamoci un attimo. Riflettiamo in silenzio. Lasciamo da parte per un momento i problemi di lavoro, le carte, i contratti, le cifre, le battaglie sindacali. E pensiamo a loro: ai nostri figli, perchè sono proprio loro i “veri eroi”, sono loro che, più soli di noi ma sempre al nostro fianco, hanno lottato con tutte le loro esili forze contro un mostro sconosciuto. Noi infermieri possiamo essere fieri di loro e dell’innocente ed inconsapevole insegnamento che ci hanno dato. Da buoni militari saremo pronti a valorizzare come si deve anche questa ulteriore lezione di vita», conclude De Palma.