Agenpress. I guanti monouso sono praticamente spariti dai negozi. Su 181 farmacie li abbiamo trovati solo in 30 punti vendita a un prezzo elevato: 32 centesimi in media al paio. Non va meglio nei supermercati, dove sono presenti sullo scaffale 2 volte su 18. Tutto ciò in un contesto in cui non ci sono indicazioni scientifiche sulla loro efficacia per prevenire il contagio nella vita di tutti i giorni. È invece certo che il loro uso diffuso comporta un grave impatto ambientale.
I guanti di materiale plastico monouso sono il nuovo tesoro nascosto degli italiani. Introvabili e mediamente costosi. Su 181 farmacie e parafarmacie e 18 supermercati contattati in 10 città (Bari, Bologna, Padova, Torino, Palermo, Roma, Napoli, Genova, Milano, Firenze) li abbiamo trovati in soli 32 punti vendita (30 farmacie e 2 supermercati). Il prezzo? 32 centesimi al paio in farmacia, tra i 16 e i 20 centesimi al supermercato (dove però trovarli è attualmente più difficile). Firenze, Palermo, Bari e Milano sono le città in cui abbiamo fatto più fatica a trovarli; Bologna e Genova, invece, quelle dove i guanti sono maggiormente reperibili, in quasi una farmacia su due.
Sono efficaci per proteggerci dal contagio?
Se fino a qualche settimana fa l’uso dei guanti di plastica era meno diffuso di quello delle mascherine, da quando è d’obbligo indossarli in alcune Regioni anche solo per uscire (vedi il Veneto) o negli esercizi commerciali e sui mezzi di trasporto pubblici (per esempio, in Lombardia), non possiamo più farne a meno. Ma i guanti sono uno strumento utile per evitare l’infezione da Covid-19? Difficile dare una risposta netta: non esistono studi che hanno valutato l’impatto dell’uso di questi dispositivi per prevenire un contagio nell’ambito della popolazione generale. L’Organizzazione mondiale della sanità indica soltanto quando è necessario indossare i guanti in ambito sanitario per ridurre il rischio di passaggio di germi tra operatore e paziente e viceversa, ma non parla mai di questo dispositivo come mezzo per la prevenzione di un contagio in ambienti diversi da quelli degli ospedali o degli ambulatori. Anche diversi esperti italiani si sono espressi contro l’obbligo di indossare guanti monouso in contesti diversi da quelli prettamente sanitari. Secondo questi medici, infatti, i guanti non solo non offrono alcuna protezione efficace ma possono dare anche un falso senso di sicurezza. Per esempio potrebbero indurci a lavarci le mani meno spesso del dovuto e, se vengono riutilizzati anche solo nell’arco di una stessa giornata, possono addirittura diventare una fucina di germi. Insomma, se tutti portiamo la mascherina a copertura di naso e bocca, il guanto non aggiunge una barriera addizionale significativa e rende alcune operazioni più complicate (aprire i sacchetti del supermercato, prendere i soldi o le tessere dal portafoglio…).
L’Istituto superiore di sanità indica la necessità di usare i guanti soltanto in questi casi: in ambito commerciale per chi manipola alimenti e fa le pulizie e in ambito sanitario per chi assiste i malati, sia in ospedale che a domicilio. Non fa nessun accenno al fatto che siano utili in comunità. Vale lo stesso per il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che parla solo di uso dei guanti nel contesto ospedaliero e di assistenza domiciliare.
Infine, meglio evitare l’uso di altri tipi di guanti, come quelli per le pulizie domestiche o per il giardinaggio: impacciano e non aggiungono nulla alla protezione fornita dalla mascherina e dal distanziamento.
Usarli nel modo corretto
Purtroppo, poiché siamo comunque obbligati a indossarli in alcuni contesti, cerchiamo di farlo al meglio e con le dovute precauzioni. L’Istituto superiore di sanità, infatti, precisa che i guanti sono efficaci a patto che vengano cambiati ogni volta che si sporcano e al termine dell’uso (per esempio quando usciamo dal suermercato); non vengano a contatto con il viso e la bocca e che non sostituiscano una corretta igiene delle mani. Quindi, in pratica, usiamoli ma facciamo come se non ci fossero: non tocchiamoci il volto e buttiamoli dopo ogni utilizzo, togliendoli rovesciati e lavandoci subito dopo le mani con acqua e sapone per almeno 60 secondi (o, se fuori casa, con il gel a base di alcol).
Come buttarli
I guanti vanno smaltiti nell’indifferenziata, come si fa con le mascherine. Per la popolazione generale l’indicazione è quella di buttarli nel sacchetto dell’indifferenziata, chiudendolo bene in modo che la superficie dei guanti rimanga confinata all’interno del sacchetto e non entri in contatto con gli operatori ecologici che poi maneggiano la pattumiera. Per chi invece è positivo al coronavirus, il rifiuto va trattato con maggiore attenzione perché potenzialmente infetto. In questo caso viene consigliato di chiuderli in un doppio sacchetto prima di gettarli nell’indifferenziata.
L’impatto ambientale
Purtroppo, come per le mascherine, anche per i guanti stanno emergendo problemi legati al loro impatto ambientale. Da un lato perché le persone li abbandonano spesso per strada (ricordiamo che sono previste multe salatissime), dall’altro perché il loro utilizzo diffuso e quotidiano aggrava la frazione di rifiuti destinati all’incenerimento o alla discarica. Usiamoli, dunque, solo quando è obbligatorio o strettamente necessario.
fonte: Altroconsumo – Simona Ovadia