Agenpress – Sul suicidio dell’agente di Polizia Penitenziaria del carcere di Padova, interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime: “Quando si parla di carceri si pensa sempre ai detenuti. Ai loro diritti, che è giusto siano riconosciuti. Ma sarebbe altrettanto giusto pensare agli agenti della Polizia Penitenziaria.
Anche loro sono in condizioni di estrema difficoltà, tra promesse non mantenute e stipendi sproporzionati per difetto rispetto al lavoro che svolgono e ai rischi che corrono. Vivono la realtà del carcere da uomini liberi, ma sono gli ultimi tra gli ultimi. E, a volte, finisce che qualcuno di loro prende la pistola d’ordinanza, e si spara. Sono 69 gli appartenenti alle forze dell’ordine che si sono suicidati nel 2019.
Un piccolo esercito silenzioso, ignorato, che attrae l’attenzione mediatica quando sono coinvolti in malaffari o in comportamenti discutibili. A pochi interessa se devono lavorare in condizioni inaccettabili senza strumenti e mezzi adeguati, o se hanno a che fare tutto il giorno con pericolosi criminali che spesso li istigano con comportamenti violenti e provocatori, ai quali non possono rispondere per non rischiare di essere denunciati. Le istituzioni” conclude Aldrovandi “non possono più girarsi dall’altra parte.
Chi indossa una divisa nel nome del popolo italiano merita un adeguato trattamento: economico, e umano. Trattamento che manca, lasciando uomini e donne soli, a combattere una battaglia quotidiana che diventa insostenibile, se lo Stato è loro vicino solo a parole. E non con i fatti”.