Il presidente emerito della Corte Costituzionale commenta come dopo un periodo di straordinaria difficoltà e durezza viviamo la Festa della Repubblica. Ecco cosa ha dichiarato
Agenpress. E’ una Festa della Repubblica diversa da quella a cui eravamo abituati. Veniamo da un periodo di straordinaria difficoltà e durezza, non ci sono mai state restrizioni così incisive a libertà costituzionali, come la libertà di movimento, di culto e di riunione. Giustificate dall’emergenza sanitaria dominante, come anche si sono manifestate difficoltà nelle istituzioni, ancora le vediamo, tra Stato e Regioni. Tutto questo può essere giustificato da una emergenza mai sperimentata prima, quantomeno di queste dimensioni. E’ una festa senza festeggiamenti nel senso tradizionale ma deve indurre a una riflessione su che cosa fare per l’avvenire, alla luce dello stress-test che abbiamo attraversato, perché migliorare le garanzie, rendere più efficienti le istituzioni. Cosa si può fare per la sfida sociale che si apre.
Mi pare che vadano precisate le modalità, anzitutto la garanzia della fonte e la responsabilità del Parlamento prima ancora che del governo, in una situazione tranquilla dal punto di vista della tenuta dell’assetto istituzionale, questo può apparire meno rilevante, ma se ci trovassimo in una situazione in cui il Parlamento non interviene potrebbe esserci un rischio.
L’altro rapporto emerso, quello fra Stato e Regione. Qui servirebbe un intervento sul disegno costituzionale per precisare chi deve fare e che cosa, stabilire con maggiore chiarezza poteri unitari e rispettive attribuzioni sarebbe utile. Perché disorientante è quello che accade e sta ancora accadendo. E lo è anche se quello che la Costituzione prevede è rattrappito nell’esercizio concreto. Dal punto di vista sociale, solidarietà ma non assistenzialismo. Creare condizioni affinché ciascuno possa dare un contributo con un’attività lavorativa. Quello che segnala la Festa della Repubblica, che in sé dovrebbe essere di unità del Paese e solidarietà politica, economica e sociale. Né pensiero unico né contrapposizioni, ma avere un’idea di comunità. Lavorare in questa direzione.
L’altro aspetto che emerge, ma non nell’ambito delle istituzioni interne della Repubblica, l’esigenza di un’evoluzione verso una forma più forte di unità. All’interno del Paese, altro elemento che emerge è il rapporto Nord-Sud. Se manca da una parte il collante ideale, dall’altro quello sociale ed economico, è in crisi lo stesso Paese.
Il ruolo dei cattolici: come in passato, come nella Costituzione e nella tenuta della democraticità del sistema, oggi c’è una responsabilità di verificare la politica con ideali, formazione, presenza che non significa occupazione di potere ma servizio per il Paese.