AgenPress – “Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso. Sono tutt’ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto ma ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, in un passaggio del suo intervento in Consiglio regionale dedicato alla vicenda dei camici, che lo vede indagato per frode in pubbliche forniture.
“Poiché il male, così come il bene, è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni (sono stato facile profeta!) e di considerare quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità”, ha proseguito Fontana. “Voglio solo dire fin d’ora – ha aggiunto – che avevo spontaneamente considerato di alleviare in qualche modo l’onere dell’operazione, partecipando personalmente, proprio perché si trattava di mio cognato, alla copertura di una parte di quell’intervento economico. Si è trattata di decisione spontanea, volontaria e dovuta al rammarico nel constatare che il mio legame di affinità aveva solo arrecato svantaggio ad una azienda legata alla mia famiglia. E così quel gesto è diventato sospetto, se non addirittura losco”.
Non c’è mai stato nessun atto formale della Regione Lombardia che ha trasformato la fornitura di 75mila camici in donazione da parte della Dama spa, scrive il Corriere della Sera, spiegando che la trasformazione del contratto non è mai stata registrata. Secondo quanto scrive il quotidiano, i pm hanno cercato senza trovarla all’interno di Aria, la centrale acquisti regionale, la delibera con la quale la fornitura dal valore di 513mila euro firmata il 16 aprile è stata trasformata il 20 maggio in donazione, e sono arrivati quindi alla conclusione che non esiste. Quindi, formalmente sarebbe ancora in essere il contratto che prevede la consegna di 75mila camici alla Regione, che ne ha ricevuti invece poco meno di 50mila, e proprio la fornitura parziale del materiale è alla base dell’accusa di frode in pubblica fornitura per il presidente Fontana.