AgenPress. In merito alle condanne per i sei imputati per la strage di Corinaldo, stabilite tra i dieci anni e cinque mesi e i dodici anni e quattro mesi di carcere, interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime:
“I giovani sono stati condannati per omicidio preterintenzionale e giudicati col rito abbreviato, un rito alternativo che se chiesto dall’imputato va concesso e che comporta automatici sconti di pena. Una pena che, grazie ai benefici di cui potranno godere anche in sede di esecuzione della condanna, si tramuterà, di fatto, in pochi anni di carcere, senza necessità di pentimento, di riabilitazione effettiva, di risarcimento del danno. Intanto, cinque adolescenti e una mamma ci hanno rimesso la vita. E loro, non torneranno più.
È Giustizia, questa?”, chiede Aldrovandi. “L’applicazione del rito abbreviato andrebbe vietata per reati gravi e quando si è in presenza di personalità a forte tendenza delinquenziale, caratteristica questa desumibile non solo dal comportamento processuale ma anche dall’assenza di pentimento negli autori dei fatti di reato e di mancanza di volontà risarcitoria.
Invece, la possibilità di accedervi a semplice richiesta dell’imputato, anche per delitti gravissimi (tranne quelli di stampo mafioso e che prevedono l’ergastolo), mitiga notevolmente le condanne anche per delitti molto gravi, contribuendo a rendere inefficace il principio di riabilitazione e rieducazione della pena, strettamente collegato alla sua funzione anche afflittiva”.