AgenPress – Sono alcuni dei dati principali dell’Osservatorio Confturismo-Confcommercio e Swg di luglio, da cui emerge anche l’assenza dei turisti stranieri che, tra giugno e settembre, saranno circa 25 milioni in meno rispetto all’anno scorso e praticamente solo di origine europea. In termini di flussi si tratta praticamente del 75% in meno, con una perdita ancora più alta in termini di spesa, visto che a mancare saranno i “ricchi” turisti intercontinentali americani e asiatici.
Saranno vacanze dedicate al “non fare”, con al primo posto il riposo e il contatto con le persone più care. Visite a musei, monumenti e mostre scendono dal 33% dello scorso anno al 15%, lo shopping dal 21% al 5%, il wellness dal 12% al 9%.
In ogni modo sale a quota 65, tre punti in più di giugno, l’indice di fiducia che misura la propensione degli italiani ad andare in vacanza, ma a smorzare l’entusiasmo per questo piccolo segnale positivo c’è sia il confronto col passato (a giugno 2019 l’indice era a quota 72, quindi ben 7 punti più in alto,) sia l’alto numero degli incerti: il 34% degli intervistati intenzionati a partire entro settembre non aveva ancora prenotato a fine luglio e un ulteriore 8% addirittura non intende farlo e punta a trovare sistemazioni una volta giunto a destinazione. Un atteggiamento “attendista” che fa sorgere molti dubbi sul fatto che questa “voglia di vacanze” si concretizzi davvero in una o più partenze.
“In epoca normale – commenta il presidente di Confturismo-Confcommercio Confturismo, Luca Patanè – il quadrimestre giugno-settembre valeva il 60% delle presenze turistiche e della spesa di tutto l’anno in Italia, senza contare l’outgoing, che faceva spendere agli italiani 11,5 miliardi. Di tutto questo, l’estate 2020 salverà forse il 25%. Questo mentre l’andamento degli indici epidemiologici e i focolai individuati a macchia di leopardo sul territorio nazionali fanno notizia molto più dell’egregio lavoro che operatori del settore e comunità locali compiono ogni giorno per garantire ai turisti una fruizione serena delle loro vacanze. Basta con questo approccio autolesionistico, e al via da subito una serie di misure importanti e con forti stanziamenti dedicati al settore. Si prenda atto, una volta per tutte, che il turismo è già da tempo colonna portante dell’economia italiana, non una vaga chance per il futuro. E’ concretamente a rischio un milione di posti di lavoro”.