AgenPress – Il governo libanese si è dimesso in seguito alle proteste per l’esplosione che martedì scorso ha devastato interi quartieri di Beirut provocando la morte di almeno 220 persone e circa 7mila feriti.
La decisione è stata presa durante una riunione di gabinetto svolto dopo l’annuncio di altri quattro responsabili di dicastero già dimissionari o pronti a lasciare l’incarico. Si sono già dimessi il ministro libanese della giustizia Marie-Claude Najem, quella dell’Informazione Manal Abdul Samad e quello dell’ambiente Damianos Kattar mentre quello delle Finanze Ghazi Wazni ha detto di avere già scritto una lettera di dimissioni ma di voler attendere l’uscita di tutto l’esecutivo. Prima dell’esplosione si era dimesso anche il ministro degli esteri Nassif Hitti.
“Oggi facciamo un passo indietro per stare al fianco del popolo”, ha dichiarato il primo ministro Hassan Diab, aggiungendo di volere così “ascoltare le richieste di un vero cambiamento da parte della nazione”. Il premier dimissionario ha così voluto prendere nettamente le distanze e presentarsi come un’alternativa rispetto ad un sistema politico messo sotto accusa per la corruzione e il clientelismo da parte dei libanesi che sono scesi in piazza negli ultimi giorni. “C’è una classe politica – ha affermato – che sta resistendo con tutti i mezzi per impedire il cambiamento. Sapevano che noi eravamo una minaccia per loro”.
Col passare delle ore si stanno ormai spegnendo le speranze di ritrovare dei superstiti sotto le macerie. Di queste vittime, almeno 50 sono siriani, ma si registrano numerosi dispersi di altre nazionalità, in particolare del sud-est asiatico e del Corno d’Africa. Si tratta di operai del porto, badanti e donne delle pulizie, che risiedevano nei quartieri-dormitorio vicino al porto distrutto.