Augusto Rasori: il “Lercio” mi ha sprovincializzato

AgenPress. Laureato in scienze Politiche all’Università di Torino con la tesi “Quando Dio vuole quel che è?….di Cesare. Aspetti della satira anticlericale nell’Italia unita dall’Asino a Daniele Luttazzi”, debutta nella scrittura satirica nel 2007 con la serie delle “Strisce Bavose”, realizzate insieme al disegnatore Giorgio Sommacal, con cui ha anche creato la striscia umoristica “Rapa & Nui” (pubblicata da Sbam!). Partecipa alla “Palestra” di Daniele Luttazzi e in seguito aderisce al collettivo satirico “Acido Lattico”, di cui fa ancora parte. Ha partecipato ai volumi Almanacco Luttazzi nella nuova satira italiana 2010, Disabill Kill: la disabilità a fumetti dalla A alla Z, l’AppaRenzi Inganna, Mein Trump e a due raccolte di Spinoza. E’ autore di Lercio fin dal 2012, e coautore dei libri “Un anno Lercio” e “Vero o Lercio. Lo sporco che non ti aspetti” editi da Rizzoli e di “Lercio. Lo sporco che fa notizia” e “La storia lercia del mondo” pubblicati da Shockdom.

Vorrei iniziare parlando del periodo del lockdown, come l’hai passato, cosa hai fatto, hai approfittato di questo periodo per fare qualcosa di particolare?

Avevamo appena iniziato a fare conferenze, perché oramai da qualche anno veniamo invitati nelle università e nei festival letterari a parlare della differenza fra quello che facciamo noi (come Lercio) e le bufale vere e proprie, perché ancora c’è molta gente che fa confusione e non sa distinguere fra le due cose. Poi è scoppiato il caso di Codogno e tutto quello che ne è conseguito e quindi si è bloccato tutto anche per noi. Per fortuna la nostra attività, che si basa principalmente di pubblicare sul sito, da quel punto di vista ha risentito meno, anche se sicuramente ci ha resi monotematici. Però è anche vero che per almeno due mesi il tema dominante, se non monopolizzatore, è stato il Coronavirus, per cui anche volendo provare a parlare di altro si sarebbe fatto fatica a trovare una notizia che esulasse da quel tema lì, poi comunque l’attenzione del lettore era focalizzata su quell’argomento. Ci è capitato di fare battute sul terremoto, noi abbiamo due redattori nelle Marche che ovviamente sono coinvolti, solo che il pubblico questa cosa non lo sa e quindi ogni tanto qualcuno ci rimproverava considerandoci degli sciacalli che speculavamo sulle disgrazie degli altri. Nel caso del Coronavirus il lettore era consapevole che noi stessi eravamo comunque coinvolti nel lockdown e quindi le battute sulla pandemia venivano accettate più facilmente perché eravamo tutti sulla stessa barca “contagiata”.

Sei nato a Carignano (TO) ci parli un po’ della tua infanzia, dell’adolescenza e quando hai scoperto di avere queste doti satiriche. Da piccolo quale mestiere pensavi di fare

La mia è stata un’infanzia e un’adolescenza tranquilla, perché ho sempre vissuto nella cosiddetta seconda cintura torinese, quella in campagna, dove bastava attraversare la strada per essere in mezzo ai campi e dall’altra parte ero a 20 minuti di treno da Torino. Posso dire che non è stata né troppo urbana né troppo agreste, un giusto equilibrio. Mio padre era un grande lettore, aveva la passione per i gialli, che io ho scoperto più tardi, comperava i gialli Mondadori, e io dei gialli Mondadori leggevo i fumetti al fondo, poi negli anni successivi leggevo anche le 140 pagine che venivano prima. Già da ragazzo mi piaceva disegnare e scrivere fumetti, anche se il mio sogno era di fare il giornalista, mentre la passione per la satira è nata intorno ai trent’anni, quando con il mio amico disegnatore Giorgio Sommacal abbiamo inventato delle vignette satiriche con protagoniste delle lumache: “Strisce Bavose” perché le avevamo pensate per una striscia umoristica, poi invece abbiamo visto che potevano funzionare anche dal punto di vista satirico e le usavamo come inserto di “EMME”, che era uno degli ultimi inserti dell’Unità. Intanto Daniele Luttazzi aveva aperto la “Palestra” delle battute e io ho provato a mandarle e quando ho visto che saltuariamente venivano selezionate e pubblicate ho insistito, e quando lui ha chiuso la “Palestra” ci siamo cercati tra noi che contribuivamo con le vignette, e abbiamo fondato “Acido Lattico”.

 Hai iniziato ad occuparti di satira con le “strisce bavose” per poi passare al “Lercio”, ci puoi parlare di queste due fasi e in modo particolare di Lercio, ossia da chi è nata l’idea, come avete cominciato e quanti eravate?

 “Lercio” nasce dall’idea di un redattore sardo, Michele Incollu, che faceva parte di Acido Lattico, un giorno ci mostra questo sito, per l’appunto “Lercio” che lui aveva creato per prendere in giro un giornale free press che si chiama “Leggo”, ci diceva sempre: avete mai letto i titoli di Leggo? Voglio provare se riesco a farne di più assurdi. Quando poi ci ha fatto vedere il sito siamo rimasti letteralmente folgorati da questa idea e così è nato “Lercio”, era il 22 ottobre 2012, esattamente 90 anni dopo la Marcia su Roma, che è tutto dire. Abbiamo cominciato a lavorare su questo progetto e ci siamo resi conto subito che la sua notorietà cresceva esponenzialmente, mentre Acido Lattico dopo due anni viaggiava sui diecimila fans, Lercio li ha raggiunti nell’arco di quattro mesi, poi ci sono state due o tre notizie che i giornali hanno preso per vere e lì la notorietà è proprio decollata. Adesso su Facebook siamo quasi un milione e mezzo, su Twitter 740 mila e su Instagram siamo 600 mila, mentre la redazione all’inizio era composta da 34 persone, mentre adesso siamo in 23, di cui uno in Thailandia e uno in Germania.

Essere autore di un blog o sito come Lercio che ormai è un cult fra tantissimi giovani e non solo           come ti ha cambiato la vita, pensi di essere rimasto quel ragazzo della cintura torinese oppure sei  cambiato radicalmente?

 Ride—Sono cambiato perché adesso sono un cinquantenne, non no credo di essere cambiato, nel senso che una delle speranze che continuo a conservare è quella di non perdere la capacità di stupirmi quando scriviamo alcune notizie su Lercio e poi ci rendiamo conto che diventano realtà ci stupiamo, ci diciamo: ragazzi noi abbiamo provato a inventare la cosa più assurda del mondo e il mondo la realizzata davvero. Anni fa ho scritto una notizia che diceva: Crisi delle vocazioni nel Klu klux klan, verranno arruolati anche i neri, gli ispanici e le donne, poco tempo dopo esce un articolo dove si diceva che in effetti c’era una crisi di vocazioni per colpa di Obama, perché tutti erano diventati fan di Obama e nessuno voleva più entrare nel Klu Klux Klan. Sei mesi dopo esce un altro articolo che diceva: il Klu Klux Klan si rinnova, porte aperte a neri, ebrei e omosessuali. Quando poi nei live discutevamo dei commenti io dicevo che nel mio articolo gli omosessuali non li avevo messi, quindi sono uno che è stato superato a sinistra dal Klu Klux Klan, e devo dirti che non è una bella sensazione!!  L’esperienza di “Lercio” mi ha anche spinto a vivere situazioni che non avrei mai immaginato, nel senso che io, fondamentalmente, sono stato sempre un introverso e l’idea di salire su un palco davanti a centinaia o a volte anche migliaia di persone non mi sarebbe mai balenata nella testa. Invece devo dire che, dopo tre anni che facciamo live in giro, io stesso non mi riconosco, guardo i video o le foto e mi chiedo: ma io ho detto queste cose davanti a tutta quella gente? Ecco su questo devo dire che sono cambiato e che Lercio mi ha dato quella scossa che mi permette di fare determinate cose, mi ha “sprovincializzato”.

Considerando il livello della politica e dei politici attuali, immagino che tutto ciò sia fonte inesauribile per le vostre news, come riesci a prendere lo spunto e confezionare una notizia da pubblicare poi sul Lercio.

 Questa è una domanda molto difficile, perché un tempo quando Berlusconi era in auge di spunti ne forniva in abbondanza, adesso invece è diventato difficilissimo perché il politico spesso fa il comico, fa gesti da comico dice cose comiche e ridicole e quindi è difficilissimo ridicolizzare uno che non ha paura di rendersi ridicolo già da solo, ed è questo che ha messo in difficoltà dei mostri sacri come Luttazzi, o i fratelli Guzzanti, perché è difficile trovare un tic dove andare a punzecchiare il politico di turno. In un certo senso ci hanno rubato il mestiere, perché allo stesso tempo fanno satira e politica insieme e spesso fanno più i comici che i politici e questo è un dramma.

Con il Lercio fai tournee in tutta Italia, posso chiederti che paese vedi tu dal tuo osservatorio particolare di artista, soprattutto volevo sapere se, secondo il tuo punto di vista, gli italiani sono cambiati e se si, in meglio o peggio.

 Gli italiani sono cambiati nel fatto che non hanno più timore di manifestare anche idee per cui una volta sarebbero stati biasimati. In epoca pre social o pre internet, ma più pre social certi giudizi veramente razzisti o impietosi verso un ragazzo diverso o indirizzati verso categorie meno fortunate, sarebbero stati stigmatizzati, mentre negli ultimi anni invece si è aperto questo vaso di Pandora, dove è lecito dire qualunque cosa e soprattutto senza vergognarsene, anche perché chi dovrebbe dare il buon esempio tipo il politico, il giornalista o l’artista non lo fa, per cui sembra che sia sdoganato qualsiasi atteggiamento

Classica domanda finale, progetti attuali e futuri e se hai un sogno nel cassetto qual è

 Uno dei progetti possibili è la pubblicazione di un libro, noi come redazione di Lercio abbiamo già pubblicato tre libri che sono fondamentalmente raccolte di articoli di Lercio, più o meno inediti questa estate è uscito il libro “Vero Lercio” che è un libro gioco per fare i quiz e adesso lavoreremo su un vero e proprio saggio sulle Fake News che è un progetto molto stimolante. Poi un sogno è riuscire a ricavarci uno spazio in televisione, anche se è un salto enorme per noi. A dire la verità qualcosa già abbiamo fatto a dicembre e gennaio con il programma “Stati Generali” della Dandini su RAI 3, dove passava il Ns. TG e devo dirti che è stata una grandissima soddisfazione e quindi ci piacerebbe rifarlo o fare magari qualcos’altro e non solo il TG. Per quanto mi riguarda mi piacerebbe scrivere un romanzo, anche se per il momento non ho avuto il tempo da dedicargli.

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