AgenPress – Un dolore sommerso, anni di violenze fisiche e psicologiche, ricatti e minacce di ogni genere. Questa è la condizione con cui si confrontano le donne e gli uomini della Polizia di Stato quando intervengono in casi di violenza di genere.
Oggi, nel giorno in cui si celebra La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne lanciamo un messaggio di fiducia e speranza raccontando quanto è stato fatto e quanto, ogni giorno, la Polizia di Stato fa per raggiungere questo risultato.
Il percorso, che ha portato al riconoscimento del fenomeno della violenza di genere come un problema “per le donne” e non “delle donne”, è stato lungo e non privo di ostacoli. Un ruolo spesso decisivo lo hanno avuto le comunità. È importante in primis che la donna si senta protetta nel contesto in cui vive. Solo così non avrà paura di denunciare.
La Polizia di Stato, come ha sottolineato il capo della Polizia Franco Gabrielli nel presentare l’edizione 2020 del progetto “…Questo non è amore”, “Ha iniziato un percorso di specializzazione negli anni ’90, fino a diventare, con i propri uffici e servizi, il terminale di tutta quella necessaria e doverosa attività di prevenzione e di contrasto dei reati di violenza di genere”.
Oggi, nell’azione di contrasto, un ruolo fondamentale viene svolto dalle Squadre mobili delle questure, che sono dotate di Sezioni specializzate nelle indagini riguardanti i reati in danno di minori, le violenze sessuali, gli abusi e i maltrattamenti contro le donne, e dalle Divisioni anticrimine che curano i procedimenti relativi agli “Ammonimenti del Questore”, misura di prevenzione utile a garantire alla vittima una tutela rapida ed anticipata rispetto ad un processo penale.
Personale altamente specializzato che, con il supporto degli psicologi della Polizia di Stato e dei Centri antiviolenza, vanno incontro alle vittime grazie al progetto “…Questo non è amore”.
Il reato è stato introdotto con il Codice Rosso per contrastare il fenomeno delle unioni forzate e delle spose bambine: punisce con una pena da uno a 5 anni “chiunque, con violenza e minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona”. In totale le forze di polizia hanno registrato in questo primo anno 11 episodi, sette dei quali hanno appunto riguardato le donne. Non solo: il 36% degli undici matrimoni, dunque uno su tre, ha coinvolto vittime minorenni. Tra i nuovi reati, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Sono stati invece 718 gli episodi denunciati di revenge porn, la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti: l’81% hanno riguardato donne (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane).
La regione che registra più denunce è la Lombardia (114), seguita da Sicilia (82) e Campania (74). Dal rapporto emerge inoltre che la metà dei cosiddetti ‘reati spia’ della violenza di genere è rappresentato dai maltrattamenti in famiglia (58%); ci sono poi gli atti persecutori (33%) e le violenze sessuali (9%). La fascia d’età più colpita è quella che va da 31 a 44 anni e nell’81% dei casi le vittime sono donne e nel 62% dei casi l’autore è il coniuge, il convivente, il fidanzato o l’ex partner.
Nel 14% dei casi invece si tratta di un figlio o di un genitore. A livello territoriale, le regioni con il più alto tasso di donne vittime di reati di genere sono la Campania (177 ogni 100mila abitanti), la Sicilia (168), il Lazio (133), la Lombardia (119) e il Veneto (103). Per quanto riguarda invece gli omicidi di donne, nel periodo gennaio-settembre 2020 si è registrato un aumento del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2019: 88 episodi contro 82. E se non è aumentato il numero di omicidi commesso in ambito familiare/affettivo (110 sia l’anno scorso sia quest’anno), è invece cresciuto il numero di vittime di sesso femminile: erano 68 nel 2019, quest’anno sono 77 (+13,2%). “Prima ancora che un’azione di polizia – dice ancora Gabrielli nella prefazione del rapporto – è una problematica che richiede una crescita culturale. E’ una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia”.