Carlo De Simone (Gruppo CEO): Investimenti e borsa durante il Covid

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AgenPress. “Gli italiani innanzitutto si confermano quelle “formiche” nel panorama europeo che hanno sempre caratterizzato le abitudini del nostro Paese, quindi con una propensione fortissima al risparmio che è aumentata ancor di più nel corso dell’anno, data in parte dalla riduzione della spesa (- 6.5% delle famiglie) e soprattutto in parte anche da quello che chiamiamo “risparmio precauzionale”.

Le borse hanno ovviamente avuto un tracollo importante nel mese di marzo quando tutti i mercati mondiali ha avuto il segno meno in modo pesante, ma devo dire che il mercato italiano e la borsa italiana soprattutto l’indice FTSE MIB che rappresenta i principali titoli, ha recuperato molto con uno straordinario mese di novembre dove ha fatto +23%, trainato in parte dai titoli bancari, con le grandi operazioni di aggregazione bancarie a fare da padrone e, soprattutto dai titoli tecnologici, dalle fintech e dalle farmaceutiche, perchè ricordiamo che l’Italia ha una grande industria farmaceutica.

E’ chiaro che tutto il manifatturiero e quello che è il tessuto industriale ne ha risentito molto e alla fine dell’anno purtroppo le borse hanno perso 44 miliardi di capitalizzazione che sono una cifra estremamente importante, soprattutto tenendo conto che il panorama italiano è composto da piccole e medie imprese e non da imprese quotate in borsa.

Gli italiani, da questo punto di vista, hanno sempre visto la borsa in modo distaccato perchè comunque filtrate dalle banche, dalle compagnie assicurative e dalle società di gestione del risparmio.

In questo caso il risparmio degli italiani è notevolmente aumentato, i dati ci danno un incremento di 126 miliardi sui conti correnti del Paese e di conseguenza i depositi sono stati il primo rifugio del denaro delle famiglie.

Purtroppo la gente non investe nell’economia diretta e nelle imprese, sono le banche e le assicurazioni a decidere chi finanziare e lo fanno sempre con strumenti di debito e non di capitalizzazione; questo non permette alle imprese di crescere e di innescare il ciclo di sviluppo e di assunzioni come avviene in altri Paesi Europei dove gli investimenti nell’economia sono diretti.

Se riuscissimo a intercettare i due terzi della sola quota di risparmio “precauzionale” delle famiglie italiane triplicheremmo la capacità di azionare la ripresa che si innescherà con la prima immissione di Recovery Fund”.

Così Carlo De Simone, gruppo CEO-European Breokers.

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