AgenPress – Recuperati dai Vigili del Fuoco due cadaveri in avanzato stato di decomposizione, uno al largo di Vesima, subito dopo Genova Voltri, e uno a Genova Quarto, davanti al monumento che ricorda la spedizione garibaldina dei Mille. Si tratta di salme disperse dopo il crollo del cimitero di Camogli, lunedì scorso, con 200 feretri finiti molti sulla scogliera e alcuni in mare.
Intanto i gabbiani fanno scempio dei resti umani. Una parte di cadavere è stata trovata su una spiaggia di Camogli non distante dal crollo.
Ritrovati dei pezzi di bare vicino agli scogli di Genova Quinto: a dare la segnalazione alcuni cittadini che le hanno viste galleggiare. Altri residenti, invece, hanno ritrovato dei resti a Quarto e a Vesima. Le correnti marine, come più volte dimostrato, vanno da levante verso ponente, quindi non stupisce che del materiale venga trasportato dal mare in direzione del centro città. Clamoroso era stato il caso del ritrovamento del corpo della contessa Vacca Agusta, il cui corpo, caduto in mare a Portofino, era stato recuperato dopo pochi giorni su una spiaggia della Costa Azzurra.
Intanto carabinieri si sono recati in comune a Camogli e hanno acquisito documenti nell’ambito dell’inchiesta sulla frana di una porzione del cimitero della cittadina del levante. In particolare i militari stanno prendendo la documentazione e le ordinanze relative ai lavori e alle segnalazioni di privati cittadini, sulla situazione in cui versava il cimitero. La procura di Genova subito dopo il crollo ha aperto una inchiesta per frana colposa.
Quanto alla messa in sicurezza della zona, sarà operativa nella giornata di domani la rete wireless di sensori in corso di installazione in queste ore da parte del nucleo Saf (speleo -alpino – fluviale) dei Vigili del fuoco per il monitoraggio della falesia sottostante il cimitero di Camogli a seguito del crollo di lunedì scorso. “Si tratta di un passaggio fondamentale – spiega l’assessore alla Protezione civile, Giacomo Giampedrone – che coincide con l’avvio delle operazioni di controllo del fronte di frana. L’installazione della rete di sensori è propedeutica all’avvio delle operazioni a mare, che avverranno tramite il Comando raggruppamento subacquei e incursori ‘Teseo Tesei’ della Marina Militare insieme a tutte le altre forze dello Stato, e per le operazioni di recupero dei feretri, ed è il risultato concreto della sinergia messa in campo tra Protezione civile regionale e Dipartimento nazionale con il supporto dei tecnici specializzati della Fondazione Cima e dell’Università di Firenze”.