AgenPress. “La banca sta continuando a implementare il piano di 450 chiusure di filiali, coerentemente con una strategia di razionalizzazione delle rete fisica e parallelamente a una ulteriore spinta verso i canali alternativi/interazioni digitali, così come il piano di efficientamento a livello di gruppo”. Lo scrive UniCredit rispondendo agli azionisti in vista dell’assemblea di giovedì 15 aprile.
In quest’epoca di notizie in cui ci si ferma alla lettura dei titoli, forse sfugge l’importanza di alcuni eventi. Se una banca chiude un certo numero di filiali non è semplice averne la percezione degli effetti, nel nostro caso, sul mercato immobiliare.
Cerchiamo di fare il punto. Il numero di filiali in chiusura è 450. Dati 2014, le dimensioni medie delle filiali Unicredit possono essere indicate in 650 mq, che significa 300.000 mq che arrivano sul mercato in locazione o vendita. Per avere un’idea di cosa possa significare, proprio oggi Cbre ha pubblicato le sue rilevazioni sul mercato degli investimenti immobiliari in Italia nel primo trimestre del 2021 (in calo del 26% il dato complessivo).
Nel trimestre considerato la principale piazza italiana, sempre Milano, ha assorbito 70.000 mq di uffici. La seconda per volumi è Roma che nello stesso periodo ha visto collocare uffici per 25.000 mq. Non è proprio l’intero mercato italiano per gli investimenti ma rende l’idea.
Ecco allora che, se in un intero trimestre il mercato degli uffici ha assorbito 95.000 mq, i 300.000 mq liberati dalla chiusura di 450 filiali di Unicredit equivalgono più o meno al take-up di un intero anno in Italia. Il calcolo è approssimativo e non considera molti fattori di dettaglio, ma il concetto è quello.
Difficile che il mercato possa assorbire senza traumi volumi del genere e gli effetti sui rendimenti saranno invitabili.
di Maurizio Cannone, direttore Monitor