AgenPress – Mentre passeggi per le grandi sale del Museo di Stato dell’Ermitage, a San Pietroburgo, in Russia, potresti sentire il debole suono di un miagolio proveniente dai tubi sottostanti.
A vagare per il vasto seminterrato di quello che un tempo era il Palazzo d’Inverno, la residenza ufficiale degli zar al potere in Russia, ci sono quasi 50 gatti trattati come dei re. Giù nella stanza principale (il “koshachiy dom” o “casa del gatto”) sono nutriti e curati dal personale dell’Hermitage, con i veterinari di guardia.
Il palazzo ha anche una stanza speciale per i gatti più antisociali che preferiscono pochi contatti con i loro compagni felini. Poi ci sono quelli che si snodano nelle sale del seminterrato, sdraiati su grandi tubi e trotterellando liberamente per gli angoli e le fessure del palazzo.
L’Hermitage ha anche un addetto stampa dedicato ai gatti, Maria Haltunen. Sebbene non siano ammessi nelle gallerie e siano raramente visti dal pubblico, Haltunen afferma che rimangono popolari.
“Forse (è) perché sono così gentili, forse a causa della strana combinazione di museo enorme e bei gatti”, dice Haltunen, che sembra essere allergico agli animali.
Oggi, il Museo dell’Ermitage è composto da cinque edifici aperti al pubblico, con il Palazzo d’Inverno come fulcro. L’edificio di quasi tre secoli ha ospitato i gatti sin dall’inizio.
L’imperatrice Elisabetta I ordinò per decreto che i gatti venissero portati dalla città di Kazan, a circa 1.200 chilometri (746 miglia) a sud-est di San Pietroburgo, per catturare i topi nel seminterrato del palazzo.
I gatti ora si aggirano nei sotterranei di uno dei più grandi musei del mondo, che vanta circa 233.000 metri quadrati di spazio e più di tre milioni di opere d’arte e manufatti, tra cui una consistente collezione di Rembrandt, Matisses e rari antichi vasi greci.
Passeggiare per il museo è come ballare sulle orme degli zar russi. I visitatori possono spostarsi attraverso la sala degli stemmi e degli stemmi nella galleria militare e poi arrivare alla sala del trono, in piedi di fronte a quella che era letteralmente la sede del potere per la dinastia dei Romanov.
L’imperatrice Elisabetta I approvò lo stile barocco per il palazzo, che fu costruito negli anni 1750 e 1760 negli ultimi anni del suo regno. Suo padre, Pietro il Grande, fondatore di San Pietroburgo, aveva fatto della sua missione l’occidentalizzazione del paese , commissionando edifici a importanti architetti italiani.
Sotto il regno di Caterina la Grande, che acquisì le prime opere d’arte, nacque la collezione dell’Ermitage e la leggenda dei gatti del museo crebbe, con Catherine, secondo quanto riferito, che li soprannominò i “guardiani delle gallerie”.