AgenPress – Le migliori performance negli studi delle laureate non arginano il divario a favore degli uomini su esiti occupazionali e retribuzione. Il primo Rapporto tematico di genere “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali”, realizzato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, è stato presentato venerdì 28 gennaio 2022 all’Università di Bologna.
Il Rapporto si pone l’obiettivo di mappare, riorganizzare, esplorare e approfondire il complesso e articolato insieme di informazioni statistiche, su scelte formative ed esiti occupazionali, per rappresentare e comprendere le differenze tra laureate e laureati, sotto molteplici punti di vista.
“Il rapporto conferma il primato delle laureate nella formazione e al contempo la loro mortificazione nella condizione occupazionale – ha affermato Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea – Questa contraddizione, che testimonia una cultura arretrata della società, priva le donne di un loro diritto e il Paese di quel che di più specifico esse possono apportare. Politica, impresa e università hanno il dovere di invertire questa rotta e colmare questo divario“.
E proprio sul ruolo della politica è intervenuta Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca: “Questo Rapporto di AlmaLaurea è estremamente utile, perché ci consente sia di scattare fotografie specifiche su scelte, esperienze, realizzazioni professionali di laureate e laureati sia di analizzare l’andamento di alcune importanti dinamiche nel corso degli anni, valutando l’efficacia di alcune politiche adottate nel tempo per poter decidere quali misure a sostegno della formazione e dell’occupazione prendere nel prossimo futuro. Ciò che, ancora una volta, emerge è la minore valorizzazione delle donne sul mercato del lavoro, dato su cui solo interventi di sistema che, come governo, abbiamo messo in cantiere, potranno realmente incidere”.
Dal rapporto emerge come spesso le donne provengano da contesti familiari meno favoriti e siano state interessate da una minore selezione basata sul background familiare. Proviene da una famiglia in cui almeno uno dei genitori ha la laurea il 28,3% delle laureate e il 34,3% dei laureati.
Le donne seguono meno le orme dei genitori laureati: quelle che si laureano nello stesso campo dei genitori sono il 18,8%, contro il 21,7% degli uomini.
Le donne mostrano migliori performance pre-universitarie e universitarie: quelle che chiudono gli studi in corso sono il 60,2%, gli uomini il 55,7%, il voto di laurea è di 103,9 contro 102,1. Questo non basta ad appianare le differenze di genere nel mercato del lavoro.
Il tasso di occupazione dei laureati di primo livello a cinque anni dal titolo è dell’86,0% per le donne e del 92,4% per gli uomini, tra quelli di secondo livello del 85,2% e dell’91,2%. E la pandemia ha tendenzialmente ampliato le differenze. Inoltre, a cinque anni dal titolo, in presenza di figli il divario cresce ulteriormente.
Gli uomini risultano avvantaggiati per il lavoro autonomo (a cinque anni dal titolo 7,5% per le donne e 11,6% per gli uomini tra i laureati di primo livello, 20,2% e 21,8% tra quelli di secondo livello) o dipendente a tempo indeterminato (64,5% per le donne e 67,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello, 52,2% e 59,1% tra quelli di secondo livello).
Le donne hanno una maggiore incidenza di contratti non standard, principalmente a tempo determinato (17% per le donne e 12,2% per gli uomini tra i laureati di primo livello, 18,9% e 11,5% tra quelli di secondo livello) anche perché occupate, più degli uomini, nel settore pubblico, in cui i tempi di stabilizzazione sono più lunghi in diversi ambiti tra cui l’insegnamento.