AgenPress. CoorDown, il Coordinamento nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down ha presentato oggi i risultati della sua indagine dedicata ai percorsi di accertamento della disabilità delle persone con sindrome di Down. Alla presentazione pubblica hanno partecipato anche i referenti di INPS, cogliendo lo spirito collaborativo di CoorDown che con questa iniziativa intende avviare azioni per la semplificazione e rafforzare il supporto a tante famiglie. Quindi sia iniziative per interventi normativi che di informazione e di promozione della consapevolezza.
Nata dalle segnalazioni e dalle criticità espresse da molte famiglie e persone, l’indagine analizza le prassi adottate nella valutazione della disabilità, la loro evoluzione e criticità con l’interno di favorirne la correzione e la semplificazione.
Le persone con disabilità per ottenere prestazioni e agevolazioni, o per accedere ai servizi per il collocamento al lavoro, devono infatti ottenere il riconoscimento dello loro status, un percorso sovente costellato di ostacoli e disagi, talora di disparità e conflitti.
L’indagine, basata su 417 interviste in tutta Italia, evidenzia come, nonostante interventi regolatori, vi siano ancora difformità applicative e quasi il 6% degli interessati, persone con sindrome di Down, percepisca attualmente l’indennità di frequenza e ben il 32% l’abbia percepita in passato, anziché vedersi riconoscere l’indennità di accompagnamento.Ecco spiegato quindi l’elevato contenzioso attorno a queste certificazioni: ben il 40,8% delle famiglie hanno tentato, con varie modalità, di far modificare i relativi verbali, o rivolgendosi al giudice, o chiedendo una revisione all’INPS, o presentando domanda di aggravamento.
Ma l’aspetto più preoccupante è quello che riguarda il lavoro. Per accedere al sistema di collocamento mirato (legge 68/1999) è necessario essere in possesso della relativa valutazione. Dall’indagine emerge che quel verbale ce l’ha poco meno della metà (48,2%) dei maggiorenni. Il rimanente 51,8% è privo del riconoscimento ex legge 68/1999 o perché non l’ha richiesta (35,4%) o perché è in attesa di convocazione (5,8%) o perché è stato dichiarato incollocabile (10,6%). Conseguentemente l’esclusione da percorsi di collocamento mirato riguarda ben il 46% dei maggiorenni intervistati.
Non è quindi un caso che solo il 17,3% dei maggiorenni intervistati svolga attività lavorativa. Ma, anche in questo caso le disparità territoriali sono assai rilevanti: il Nord Ovest ha il 44% di intervistati inseriti nel mondo del lavoro (con una occupazione o in tirocinio): una percentuale doppia a quella del Mezzogiorno. Altre criticità nei procedimenti di accertamento sono state riscontrate sulle revisioni, sulle voci fiscali mancanti in un buon numero di verbali, pur con delle variazioni nel tempo.
In appendice all’indagine CoorDown formula delle proposte di intervento normativo a vantaggio della semplificazione amministrativa e della certezza dei diritti nell’interesse di tutte le persone con disabilità, non solo di quelle con sindrome di Down.
Per l’INPS hanno partecipato all’iniziativa Raffaele Migliorini, Responsabile del Coordinamento generale medico legale di INPS e Angelo Moroni, vicepresidente della Commissione medica superiore dell’INPS. Anche INPS ha presentato dati relativi ai percorsi di accertamento delle persone con sindrome di Down che, pur con alcune differenze rispetto all’indagine di CoorDown, confermano da un lato come negli anni alcune norme abbiano prodotto un trend positivo, dall’altro come sussistano delle criticità che meritano di essere approfondite e affrontate, anche se non tutte afferenti alle responsabilità dell’Istituto. Fra i suggerimenti alle famiglie va segnalato senza dubbio il suggerimento di ricorrere, quando vi siano questioni critiche, allo strumento dell’istanza di riesame in autotutela anziché a quello del ricorso al giudice.