AgenPress. “Il Guatemala ha l’obbligo primario di rispettare e far rispettare i diritti dei cittadini, maschi e femmine, perché rimangano nel loro paese in condizioni degne e conformi ai loro diritti’, venendo meno a questa responsabilità, il Guatemala e soprattutto gli ufficiali in servizio, sono corresponsabili degli eventi accaduti nell’incendio della stazione dei migranti in Messico”.
Lo scrive la Pastorale della Mobilità Umana della Conferenza Episcopale del Guatemala, in un “pronunciamento pubblico di solidarietà e indignazione” sul tragico incendio avvenuto a Ciudad Juarez, costato la vita a 39 migranti.
Delle 39 vittime, secondo quanto hanno comunicato le autorità, 18 erano del Guatemala, 7 di El Salvador, 7 del Venezuela, 6 dell’Honduras e 1 della Colombia. Erano tutti uomini, di età compresa tra 18 e 51 anni. I 28 feriti sono 10 del Guatemala, 8 dell’Honduras, 5 di El Salvador e 5 del Venezuela.
Si sottolinea che questi centri provvisori di raccolta per i migranti, “finiscono per essere centri di detenzione, dove vengono violati i diritti umani delle persone in mobilità forzata”.
Quindi si ribadisce: “Basta con gli eufemismi, non dobbiamo accettare o tollerare che si usino parole o espressioni addolcite o decorose per descrivere cosa è veramente un centro di detenzione, che non soddisfa condizioni dignitose né di sicurezza”.