AgenPress – I funzionari affermano che la maggior parte delle vittime sono morte nell’incendio, ma altre sono state uccise con colpi di arma da fuoco, pugnalate o picchiate.
È in corso un’indagine per determinare come i detenuti siano riusciti a contrabbandare armi automatiche e machete nel carcere.
La presidente Xiomara Castro, che l’anno scorso ha lanciato un giro di vite contro le bande, ha dichiarato sui social di essere “scioccata dal mostruoso omicidio di donne” e che avrebbe preso “misure drastiche” in risposta.
La presidente reagendo al “mostruoso assassinio” ieri di 41 donne nel carcere femminile di Támara, a nord di Tegucigalpa, ha deciso la destituzione del ministro della Sicurezza, generale Ramón Sabillón, sostituito con il capo della polizia nazionale, generale Gustavo Sánchez. In un comunicato ufficiale della notte scorsa si assicura che “il governo mantiene il suo impegno di combattere la criminalità organizzata e di disarticolare il boicottaggio della sicurezza interna propiziato da dentro le carceri”.
“La presidenza della repubblica – si dice infine – annuncerà nuove decisioni, per cui si chiede alla popolazione di restare attenta”. Da parte sua il capo dello Stato via Twitter si è detta “sconvolta dal mostruoso omicidio di donne nel Centro femminile di adattamento sociale (Cefas), pianificato da bande criminali sotto gli occhi e per l’inerzia delle autorità di sicurezza”.
Hanno detto che i membri di una banda avevano schernito i loro rivali, che poi hanno appiccato il fuoco ai materassi nella cella che trattenevano coloro che li schernivano.
I video pubblicati sui social media mostrano un’enorme nuvola di fumo grigio che si alza dal carcere femminile, che si trova a circa 25 km a nord della capitale, Tegucigalpa, e ospita circa 900 detenuti.
Mentre le fazioni in guerra sono rinchiuse in diverse parti della prigione, le ali si trovano l’una vicino all’altra.
I disordini sono scoppiati la mattina presto, ora locale, di martedì. I sopravvissuti hanno detto che molti di coloro che sono morti avevano cercato rifugio dalle fiamme in un bagno. I loro corpi bruciati sono stati trovati ammucchiati uno sopra l’altro.
Si ritiene che alcune delle vittime non fossero collegate a nessuna delle due bande, ma siano state coinvolte nell’incidente.
Tra loro c’è un ex cadetto della polizia che stava scontando una pena detentiva di 15 anni dopo aver confessato di aver ucciso un collega poliziotto.
L’Honduras è noto per la corruzione e la violenza delle bande, che si sono infiltrate nelle istituzioni governative e hanno visto salire il tasso di omicidi.
Insieme ai vicini El Salvador e Guatemala, il paese è un’importante via di transito per la cocaina proveniente dal Sud America verso gli Stati Uniti.