AgenPress. Cosa vuol dire essere un influencer cattolico oggi? A riflettere sul complesso rapporto tra mondo del web, strumenti digitali e Vangelo è don Alberto Ravagnani, sacerdote youtuber dell’arcidiocesi di Milano, da sempre attivo sul fronte della creazione di contenuti come occasione per comunicare il messaggio cristiano e coinvolgere i giovani nella vita della parrocchia.
In un contributo esclusivo pubblicato da Avvenire, don Ravagnani riflette su questa sfida a partire anche dall’esperienza del primo Festival degli influencer, che si svolgerà a Lisbona domani, venerdì 4 agosto, nell’ambito dei 400 eventi promossi per la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona.
Il sacerdote milanese parteciperà all’incontro assieme ai ragazzi di Fraternità, l’associazione da lui voluta e promossa per diffondere nelle comunità cristiane la cultura del “bene fatto bene” anche sul digitale. Un’esperienza che offre ai giovani la possibilità di vivere un periodo di vita comunitaria per condividere e crescere nelle competenze digitali come via per vivere e comunicare la fede cristiana.
Sul sito Avvenire.it, inoltre, Ravagnani racconta il significato che la Gmg ha avuto nella sua vita e cosa voglia dire essere influencer oggi nella Chiesa: “Ogni buon parroco, ogni cristiano, lo è”, afferma il sacerdote.
Avvenire domani approfondirà inoltre i temi del manifesto finale sulla custodia del Creato, consegnato questa mattina a Papa Francesco: l’appello dei giovani della Gmg ai grandi del mondo, alla Chiesa e ai loro coetanei per un impegno concreto e quotidiano per la cura della casa comune. A partire dalle scelte personali.
Il manifesto, elaborato al termine della IV conferenza internazionale sulla salvaguardia del Creato svoltasi qui a Lisbona, contiene una disamina dei problemi che affliggono il mondo e le loro ricadute sui popoli, oltre all’impegno di “rinnovare la conversione ecologica personale, alzarci anche noi, come Maria, con determinazione, avviare nuovi processi senza procrastinare, ma evitando comportamenti superficiali e frettolosi”.
Dunque “consumare responsabilmente, essere sobri nei consumi, pensando a ciò che è necessario, al benessere degli altri, alla sostenibilità della casa comune”. Nel manifesto i giovani sottolineano la necessità di “scegliere con cura le tecnologie buone da adottare. Vogliamo adoperare e promuovere il più possibile quelle tecnologie che sono davvero al servizio della persona umana e contribuiscono a migliorare la salute della nostra Madre Terra. E vogliamo farlo – concludono – in modo umano ed etico, per vivere e abitare in modo cristiano il continente digitale”.