AgenPress – “Questo era Bambotto. Era nato 7 anni fa a Pecol (Belluno) e da subito la sua mamma Minerva lo aveva portato sullo zerbino di Giorgio, affidandolo a noi abitanti e fidandosi come aveva fatto lei per tutta la sua vita. Da allora è diventato il nostro amatissimo cervo. Era diventato bellissimo e maestoso e credo che siano davvero pochi quelli che non lo conoscano. Lo potevi incrociare per strada mentre raggiungeva tutte le frazioni limitrofe e si fermava a mangiare ovunque da chi lo amava come noi. Spesso mi entrava in casa e poi era un’impresa farlo uscire perché i suoi palchi erano immensi. Ho trascorso anni stupendi e mi teneva tanta compagnia perché se decideva di restare si addormentava su per le scale o davanti alla porta di ingresso mi seguiva ovunque docilmente”.
Inizia così il post pubblicato su Facebook da chi aveva visto crescere quel giovane cervo a Pecol, frazione di San Tomaso Agordino a circa 1.000 metri di quota in provincia di Belluno.
Un messaggio per ricordarlo perché quel cervo, tanto dolce quanto maestoso con il suo elegante palco che gli ornava la testa, è stato ucciso: “Ho scritto ERA perché Bambotto è morto – specifica in uno scritto Donatella Zendoli dove la rabbia e il dolore si mescolano dentro al proprio cuore -. AMMAZZATO DA UN MISERABILE CHE CREDE DI AVER COMPIUTO UN’IMPRESA E INVECE SI È SOLO MARCHIATO A VITA COME UN POVERACCIO CHE HA SPARATO a un animale che ti mangiava dalle mani e si faceva coccolare fino ad addormentarsi tranquillo”.
Bambotto, raccontano gli abitanti, era figlio di Lustra una cerva scoparsa l’anno scorso nel nulla e che in tanti temono abbia fatto la stessa fine, uccisa da un cacciatore senza scrupoli.
Fonte, Giustizia Animalista