AgenPress – L’economia italiana può uscire da questa fase non particolarmente appesantita da zavorre e dunque pronta a cogliere le opportunità che il nuovo scenario internazionale fornirà. Ma dovrà far fronte al problema del debito pubblico.
Debito che è cresciuto rispetto al 2019 di circa 6 punti. L’indebitamento era all’1,5% del Pil nel 2019 e sarà verosimilmente al 5,3% nel 2023. Con la disattivazione della general escape clause a fine 2023, si chiude il periodo di sospensione delle regole fiscali. Qualunque forma prenderà il Patto di Stabilità e Crescita in discussione a Bruxelles, i nostri conti pubblici dovranno affrontare un percorso di riduzione del debito. In questo contesto, la Legge di Bilancio per il 2024 presenta diversi aspetti problematici, avendo scelto di destinare a misure espansive le risorse liberate dal venire meno dei supporti per il caro energia finanziandole in prevalenza in disavanzo. Non si riduce il deficit, se non in misura modesta (dal 5,3% al 4,7%, nelle nostre stime), e si rimanda a fine 2024 la decisione di dove reperire risorse permanenti per finanziare i tagli del cuneo per i redditi medio-bassi. Col rischio di incorrere in richiami da parte della Commissione e contribuire a puntare ancora i riflettori dei mercati sul nostro debito.
Con politiche monetarie e fiscali che potranno essere al più neutrali, in un contesto internazionale in cui le tensioni geopolitiche e le difficoltà della Cina proiettano scenari di crescita del commercio molto meno dinamici che in passato, le leve della crescita dovranno essere trovate in Europa e direttamente in Italia. Tradotto: per la maggior parte nel PNRR, a disposizione fino al 2026. La sua nuova definizione prevede un aumento di 2,9 miliardi di euro e una parziale redistribuzione delle risorse dagli investimenti diretti ai contributi e verso la transizione climatica, oltre a prendere atto delle difficoltà di attuazione e spostando in avanti gli effetti sull’attività economica. Proiettiamo la crescita del Pil effettivo dell’Italia nel biennio 2025-2026 allo 0,8%, dunque superiore alla crescita potenziale, proprio tenendo conto degli effetti espansivi delle misure finanziate col PNRR.