AgenPress. La carne coltivata è carne che invece di derivare dalla sofferenza animale e dalle emissioni degli allevamenti intensivi, è prodotta in laboratorio, con la coltivazione di cellule animali in bioreattori con un mix di nutrienti che riproducono le condizioni naturali.
La carne coltivata, si ottiene prelevando cellule staminali da un animale. La tecnica è già utilizzata in medicina rigenerativa: si prelevano cellule da un muscolo vivente (in questo caso da un animale vivo, in buona salute e tramite una pratica non dolorosa) per coltivarle in un bioreattore che riproduce le stesse condizioni del corpo animale (temperatura, acidità, ph, etc.) e l’alimentazione avviene con una miscela di nutrienti affinché le cellule si moltiplichino in maniera esponenziale.
Una volta che il processo è partito, teoricamente è possibile continuare a produrre carne all’infinito senza aggiungere nuove cellule da un organismo vivente. Si è stimato che, in condizioni ideali, due mesi di produzione di carne in vitro potrebbero generare 50.000 tonnellate di carne da dieci cellule muscolari di maiale. Il tutto, poi, senza uccidere o macellare: un traguardo nell’ottica del benessere animale, oltreché un grande business, gli analisti di Barclays stimano che il giro d’affari della carne coltivata sia destinato a raggiungere i 450 miliardi di dollari nel 2040, ossia il 20% del mercato globale della carne. Sul piano della sostenibilitภsecondo l’ultimo studio del centro di ricerca indipendente Ce Delft, certificato dall’Unione europea, “LCA of coltivate meat. Future projections for different scenarios” le stime disponibili oggi mostrano che la carne coltivata potrebbe avere un impatto ambientale minore rispetto alla carne convenzionale, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo dei terreni e delle risorse idriche.
In totale è stato stimato che, una produzione su larga scala di carne coltivata, permetterebbe di ridurre fino al 92% il riscaldamento climatico causato dalla produzione di carne, fino al 93% l’inquinamento dell’aria, fino al 78% l’utilizzo di acqua e fino ad oltre il 90% l’utilizzo di suolo. La produzione di carne coltivata ridurrà drasticamente l’uso di antibiotici e il rischio di zoonosi. Grazie all’ambiente rigidamente controllato in cui avviene l’intero processo, le cellule vengono alimentate con una miscela calibrata di amminoacidi, carboidrati e micronutrienti, escludendo l’uso di antibiotici, ormoni della crescita e organismi geneticamente modificati.
Questo rigore garantisce assolutamente la sicurezza del prodotto, che può addirittura superare quella di alcuni prodotti “tradizionali”. Secondo lo studio di Oxford “Lab-grown meat’s promise for cutting climate warming depends on an energy revolution” i benefici ambientali della carne coltivata in laboratorio sono un imperativo potente per continuare ed espandere la ricerca sulla labricoltura, e in particolare per sviluppare metodi per produrre carne coltivata nel modo più efficiente possibile”.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha sviluppato lo scorso anno il documento “Food safety aspects of cell-based food” per informare i consumatori e tutte le altre parti interessate sulle considerazioni sulla sicurezza dei prodotti alimentari a base cellulare. Nel paper diffuso dalla FAO si chiarisce che, poiché la coltivazione delle cellule avviene in condizioni di sterilità strettamente controllate, l’uso di antibiotici è drasticamente ridotto o può essere eliminato. In questo modo si riduce il rischio di esposizione umana agli antibiotici e lo sviluppo della resistenza antimicrobica, una delle più grandi minacce alla salute pubblica che l’OMS definisce “pandemia silenziosa”.
Non sorprende che sia stato considerato idoneo per il consumo umano dall’USDA e dalla FDA. Con la diminuzione del numero di animali allevati, si potrebbe liberare spazio per la riforestazione e per favorire l’aumento della biodiversità. Stati Uniti, Israele e Singapore sono gli stati che hanno approvato la produzione, commercializzazione e consumo di carne coltivata. In base al Regolamento europeo sui novel food, prima di essere immessa in commercio dovrà passare al vaglio dell’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Se l’Ue approvasse la commercializzazione di carne coltivata, l’Italia non potrebbe vietare ad altri paesi UE di esportarla da noi, come invece è previsto dalla legge appena approvata. Pertanto, l’Italia sarebbe esposta a una procedura di infrazione.
Dichiarazioni del presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli.