KlausCondicio. Klaus Davi intervista l’ex generale Mario Mori: “Nord primo finanziatore della N’drangheta”

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AgenPress.”NORD PRIMO FINANZIATORE DELLA NDRANGHETA, NON PARLARNE FA COMODO A TUTTI”.“Sì sono d’accordo. Il nord è il primo finanziatore della ‘Ndrangheta”, lo ha dichiarato il generale Mario Mori ex comandante dei ROS e direttore del SISDE. Mori ha rilevato la “totale assenza dal dibattito pubblico sul tema della borghesia mafiosa” nel corso di un’intervista per il web talk KlausCondicio.

“Io sono sostenitore del fatto che la mafia militare sia sconfitta ma c’è una seconda mafia molto più pericolosa che consiste nella cultura mafiosa che si espande e va al di là delle regioni connotate dal programma mafioso. Ormai sta diventando un modo di approcciare tutti i rapporti della società. La mafia è diventata un tumore che sta invadendo sempre di più. Da una parte non si avverte e chi la avverte è perché si è inserito e la sfrutta, ma non la sfrutta con il sistema che c’era un tempo. Per esempio la Lombardia è connotata dalla presenza della ‘Ndrangheta calabrese, ma i morti sono pochissimi perché l’approccio è diverso: non c’è più bisogno di minacciare con la pistola ma i mafiosi ti comprano tramite i soldi che costano sempre meno perché si ottengono tramite la vendita della droga. Della mafia borghese non se ne parla perché forse non conviene a nessuno”.

“BORSELLINO VOLEVA RIPRENDERE IN MANO INDAGINE SU MAFIA E APPALTI”
Paolo Borsellino voleva riprendere in mano l’indagine mafia e appalti e chiese a me e al colonnello De Donno se fossimo disponibili. “L’ultimo incontro che ho avuto con Paolo Borsellino fu in caserma e fu un incontro breve, sarà durato un quarto d’ora o poco più perché dopo lui doveva andare a un convegno che si teneva a Palermo in cui fece il suo ultimo discorso e disse di essere un testimone particolare che stava cercando la verità che poi avrebbe trasmesso alla magistratura. In quei giorni aveva molta fretta, non era piegato nel dolore ma nei suoi pensieri, nei dubbi che aveva sui tempi di cui poteva disporre. Questa è la sensazione che ho avuto mentre parlava. Non lo vedevamo triste, ma preoccupato. Mi guardava sempre negli occhi e in quei giorni sudavamo un po’ tutti perché era una giornata terribile. Lui voleva riprendere in mano l’indagine ‘Mani Pulite’ su mafia e appalti e quindi chiese a me e al colonnello Giuseppe De Donno se fossimo disponibili e noi ovviamente lo eravamo. Lui aveva degli impegni, ma meno di un mese dopo, dopo una rogatoria che doveva fare in Germania, avremmo cominciato. Gli davo del lei, io do sempre del lei a tutti. Avevamo un rapporto professionale e lineare e lui stimava molto i ROS dei carabinieri. Era anche molto facile distrarsi con lui, aveva un approccio mediato, molto sereno. Falcone era più freddo, ad esempio, invece Paolo Borsellino era più aperto ed entrava subito in sintonia. Questa è la mia sensazione ma penso che sia un po’ quella che abbiamo provato tutti”.

“GIAMMANCO RICATTAVA MAGISTRATI E PERSONE DELLE ISTITUZIONI”
“L’ex magistrato e Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo Pietro Giammanco ricattava gli altri magistrati e anche persone delle istituzioni, era uno che aveva conoscenze che gli consentivano di comportarsi così. È allucinante che un uomo come lui abbia condizionato la vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino costringendoli a non agire come volevano e che dal 19 luglio 1992 a quando è morto nel novembre del 2018 nessuno lo abbia mai interrogato”.

“MAGISTRATI CHE NON FANNO NOMI AVVELENANO I POZZI”
“Baiardo può dire quello che vuole perché è un truffatore. Quello che offende me come cittadino e come ufficiale di polizia giudiziaria di un tempo è il comportamento di tanti magistrati. Se hai questo ruolo e vai in televisione devi fare tutti i nomi, sei obbligato a farlo altrimenti non vali nulla, sei un poveretto. Sei uno scorretto per la funzione che hai e al posto di pulire i pozzi, li avveleni”.

“LUNGA LATITANZA MESSINA DENARO DURATA GRAZIE A SISTEMA OMERTOSO”.
“Come ha fatto a durare così tanto la latitanza di Matteo Messina Denaro? Intorno a lui c’era un sistema omertoso. Bisogna considerare che la mafia non è un’organizzazione criminale e basta, ma è anche un tipo di cultura, un modo di approcciare la vita e Matteo Messina Denaro faceva parte di quel sistema, era un colonnello di Cosa Nostra e attorno aveva gente intrisa di quella cultura”.

“MESSINA DENARO SPAVALDO? LO FACEVA PER DARSI FORZA”
“Matteo Messina Denaro si comportava in maniera spavalda e arrogante per darsi forza. Uno di fronte alla morte può comportarsi in vari modi, lui penso che esorcizzasse questo dramma che gli si prospettava vicino mostrandosi forte”.

“NON SI PUÒ ESCLUDERE CHE ANCHE LUI SI VESTISSE DA DONNA”
“Non sappiamo se Matteo Messina Denaro avesse utilizzato abiti femminili ma direi che non si possa escludere. Se si osserva un po’ la sua figura si può notare che era sottile, non molto volgare, ma fine e con qualche ritocco potrebbe apparire femminile. Quindi può darsi che per i suoi movimenti si sia anche travestito da donna”.

“VERITÀ SU MORTE BORSELLINO? SONO PESSIMISTA”
“Sono pessimista sull’arrivo alla verità sulla morte di Paolo Borsellino. Un colpo a tutta la vicenda lo potrebbe dare il ritrovamento dell’agenda rossa, ma penso che mai si troverà.

“OMICIDIO MAGISTRATO SCOPELLITI? ‘NDRANGHETA HA VINTO”
“Il fatto che a distanza di 30 anni non si sia risolto il mistero dell’omicidio del magistrato Antonino Scopelliti è la dimostrazione che la ‘Ndrangheta aveva una forza e una capacità omertosa superiore anche a quella di Cosa Nostra”.

“STRAGISMO ‘NDRANGHETA? POCO CREDIBILE, NON FA PARTE DELLA LORO MENTALITÀ” “Lo stragismo mi sembra che non faccia parte della mentalità della ‘Ndrangheta ma sia una deviazione mentale di quel grande malato che era Totò Riina. Anche estenderlo a Cosa Nostra o alla Camorra è una forzatura perché è stata una cosa propria del gruppo dei Corleonesi”.

“NICOLA GRATTERI A NAPOLI DOVRÀ CAMBIARE APPROCCIO”
“Sul piano investigativo Gratteri dovrà comportarsi in modo diverso, dovrà utilizzare un altro approccio culturale. Il mondo calabrese della ‘Ndrangheta è un mondo chiuso e difficile. Adesso a Napoli avrà di fronte una nuova criminalità che vive maggiormente d’esibizione. Sicuramente è una bella sfida per lui”.

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