“In dieci anni di reportage sulla situazione dei diritti umani nella penisola, il mancato rispetto da parte della Federazione Russa dei suoi obblighi ai sensi del DIU ha inflitto danni gravi e duraturi alla popolazione della Crimea.
Un modello simile sta emergendo in altre parti dell’Ucraina: otto anni dopo aver occupato e annesso illegalmente la Crimea, la Federazione Russa ha occupato e poi annesso illegalmente aree delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, dove l’OHCHR ha documentato violazioni di natura simile”, si legge nel rapporto.
Gli autori del rapporto prestano particolare attenzione all’oppressione dei tartari di Crimea, in particolare dei Mejlis, il loro organo rappresentativo.
Come ha affermato il capo della missione di monitoraggio, Danielle Bell, in questi 10 anni le azioni della Russia miravano a imporre la lingua, la cultura e il quadro istituzionale russo in Crimea e, allo stesso tempo, a distruggere il ricco patrimonio culturale, linguistico e religioso del paese.
Qualsiasi opposizione si trova ad affrontare una brutale repressione, spesso accompagnata da violazioni dei diritti umani, rapimenti, detenzioni arbitrarie e torture, osserva il rapporto della missione.
Il rapporto descrive inoltre nel dettaglio le misure violente e repressive contro i civili in Crimea durante il decennio di occupazione russa. Queste violazioni servono come un triste avvertimento sull’impatto devastante e duraturo che l’occupazione russa può avere su altre regioni conquistate dell’Ucraina, afferma il servizio stampa della Missione di Monitoraggio.
La Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina opera sulla base di un accordo tra il governo ucraino e l’OHCHR datato 31 luglio 2014.