AgenPress. In luogo della melassa retorica da anniversario, vorrei celebrare il 16 marzo con una riflessione diversa. Aldo Moro fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, che furono un’organizzazione comunista armata. Tra i meriti del PCI, che sono moltissimi, primeggia la capacità di quel partito di prendere le distanze in modo inequivocabile dalla lotta armata e dalla barbarie brigatista, fino a sposare la linea della fermezza e del rifiuto di qualsiasi trattativa con le Brigate Rosse.
Fu una linea discutibile, come tutte le linee politiche, ma fu la linea di chi era schierato sulla trincea della difesa dello stato di diritto e della democrazia.
Detto questo, nessuno può dubitare della ispirazione delle Br: si trattava di una organizzazione comunista, che declinò con coerenza certosina il programma leninista di lotta armata contro le élites del capitalismo.
Tuttavia negli ultimi anni assistiamo- un passettino alla volta, un libretto qui, un filmetto lì, una trasmissione – ad un ribaltamento completo della storia: chissà se i comunisti agivano da soli, chissà se la linea della fermezza non era dettata dai democristiani che volevano liberarsi di Moro, chissà se dietro le Br non c’erano gli americani con Kissinger che teneva in antipatia lo statista democristiano.
Eccolo qui servito, il nuovo delitto Moro: mano a mano che cresce la disinformazione, finirà che le giovani generazioni apprenderanno che Moro fu ucciso dai democristiani e degli americani. Dai comunisti no, non si può dire e non si dirà: non è politicamente corretto.
E’ quanto dichiara, in una nota, l’On. Gianfranco Rotondi presidente della DCR.