AgenPress – Putin afferma di essere favorevole a un accordo di scambio che coinvolga Alexei Navalny propostogli dai “colleghi” giorni prima che il critico incarcerato morisse in prigione il mese scorso.
“Un evento triste”, ha definito la sua morte. L’alleata di Navalny, Maria Pevchikh, aveva precedentemente affermato che Navalny sarebbe stato rilasciato e avrebbe dovuto viaggiare all’estero in cambio del ritorno di Vadim Krasikov, un sicario russo che stava scontando l’ergastolo in Germania.
Quando sono emerse le prime notizie sull’accordo, un portavoce del Cremlino ha affermato di “non essere a conoscenza di tali accordi”.
Commentando per la prima volta l’accordo proposto e apparentemente confermandone l’esistenza, Putin afferma che l’unica condizione sarebbe stata che Navalny non potesse mai tornare in Russia.
Usando il suo nome in pubblico per la prima volta dopo anni, Putin non specifica per chi Navalny sarebbe stato scambiato, dicendo solo “alcune persone che sono dietro le sbarre nei paesi occidentali”. “Ma quando succedono cose del genere non puoi farci niente: questa è la vita”.
Secondo Putin l’ azione di protesta “Mezzogiorno contro Putin” organizzate in diverse città russe e nei seggi elettorali all’estero “non ha avuto alcun effetto. Chi ha rovinato le schede elettorali dovrebbe essere perseguito a norma di legge”.
Con la maggior parte dei candidati dell’opposizione morti, incarcerati, esiliati o esclusi dalla candidatura – e con il dissenso di fatto messo fuori legge in Russia da quando ha lanciato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022 – Putin non ha dovuto affrontare alcuna sfida credibile al suo governo.
Il risultato era inevitabile – il portavoce di Putin ha detto l’anno scorso che il voto “non era realmente democratico” ma “burocratico costoso” – ma il rituale delle elezioni è comunque di fondamentale importanza per il Cremlino come mezzo per confermare l’autorità di Putin. Il rituale si teneva ogni quattro anni, prima che la legge fosse modificata nel 2008 per estendere il mandato presidenziale a sei anni. Ulteriori modifiche costituzionali nel 2020 hanno rimosso i limiti al mandato presidenziale, consentendo potenzialmente a Putin di rimanere al potere fino al 2036.