AgenPress – “Noi dobbiamo spiegare agli italiani quanto è decisivo questo voto. L’unione europea decide del nostro quotidiano. Vogliono impedire all’Italia di sedere ai tavoli Ue ma non funzione più. L’Italia si siederà a quei tavoli da protagonisti e non con il piattino in mano. Quella stagione è finita e l’8 e il 9 giugno avremo la possibilità di archiviarla per sempre”.
Così la presidente del Consiglio e leader di Fdi Giorgia Meloni al comizio di chiusura della campagna elettorale per le europee a Piazza del Popolo a Roma.
“Mentre noi difendiamo l’Europa come civiltà da sempre, loro l’hanno adottata dopo il crollo dell’Unione sovietica e siccome sono nostalgici vorrebbero trasformarla in un surrogato del dirigismo sovietico”, ha dichiarato la premier Meloni durante il suo discorso a Roma, spiegando che le Europee saranno “un referendum fra due visioni opposte”. “Da una parte un’Europa ideologica, centralista, nichilista, sempre più tecnocratica. Dall’altra la nostra Europa, coraggiosa, fiera, che non dimentica le sue radici perché definiscono chi siamo, ci aiutano a orientarci nel buio della paura”.
“Alziamo la posta. Siamo a un punto di svolta, ora facciamo la storia“, il suo urlo dal palco. Il voto della prossima settimana per la leader di Fratelli d’Italia è uno spartiacque, da una parte c’è la sinistra che “considera Ecr una forza non democratica” e vuole “un’Europa delle burocrazie” e dei giochi di palazzo, dall’altra c’è un progetto per cambiare lo status quo, “abbiamo vinto lo scudetto, adesso vinciamo la Champions League”.
“Vogliamo fare a Bruxelles quello che abbiamo fatto a Roma: costruire il centrodestra anche in Europa e mandare all’opposizione le sinistre che hanno fatto tanti danni al nostro continente. Non abbiamo mai governato con la sinistra e non governeremo né in Italia né in Europa. E a giudicare dalle reazioni sembra che l’obiettivo non sia lontano”, ha detto Meloni alla kermesse elettorale di Fdi.
L’Europa deve riscoprire il proprio ruolo nella storia, occuparsi di poche grandi materie e lasciare agli stati nazionali di decidere su ciò che non ha bisogno di essere centralizzato. Altrimenti l’Europa resterà un gigante burocratico e un nano politico, e ci serve il contrario”, ha continuato.
La sinistra lancia “l’allarme per la più bella costituzione del mondo che staremmo demolendo con premierato, giustizia e anche l’autonomia. Fake news su modifiche di buon senso che aiutano ad applicare meglio i principi della nostra Costituzione. Grazie a queste riforme avremo un governo forte, istituzioni regionali più responsabilizzate, un sistema giudiziario libero dai condizionamenti delle correnti politicizzate”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla kermesse elettorale di Fdi a piazza del Popolo.
Quella della giustizia è “una riforma giusta e necessaria che abbiamo il coraggio di fare perché le cose che non funzionano vanno cambiate”, ha aggiunto.
La premier ha lanciato poi una stoccata all’opposizione ribattezzata la “ditta” del pd.
“Ci accusano di occupare la tv pubblica e censurare gli intellettuali scomodi, poi vai a guardare i dati e scopri che al Tg1 io sono stato il presidente del Consiglio meno presente degli ultimi sei presidenti del Consiglio. Il problema non è che c’è Tele-Meloni, è che non c’è più Tele-Pd. Abbiamo promesso che avremmo portato il pluralismo e lo faremo anche se vi stracciate le vesti…”, ha detto rivolgendosi ai dem.
Poi ha incitato ancora gli elettori: “Ora si tratta di alzare la posta in Europa. Abbiamo vinto lo scudetto, ora dobbiamo vincere la Champions League”. Cosi’ la premier Giorgia Meloni nel comizio finale di Fdi alle Europee in corso a Roma.
Nell’intervento la premier ha affrontato anche il tema sensibilissimo della sanità: “Nei prossimi giorni porteremo in Consiglio dei ministri un altro provvedimento che in questo caso vuole costruire un meccanismo nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa perché non esiste. Se io volessi sapere in un dato momento quali sono le situazioni critiche non potrei saperlo perché non esiste un sistema di monitoraggio nazionale delle liste d’attesa, non ci ha pensato nessuno prima di noi, è incredibile”.
“Non avere quel meccanismo di monitoraggio vuol dire anche una maggiore difficoltà a intervenire in maniera puntuale” per abbattere le liste d’attesa, ha spiegato la premier aggiungendo che ‘Le visite saranno possibili anche il sabato e la domenica” e assicurando di voler “applicare la legge 194 nella sua interezza“.
Infine ha chiamato in causa la segretaria del pd Schlein. Rivolgendosi a lei dice: “Secondo il candidato alla presidenza della commissione di Elly Schlein e del Partito Democratico, io che sono presidente dei Conservatori europei, io che presiedo, il governo italiano grazie al voto degli italiani non sarei una leader democratica. Chiedo pubblicamente alla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, di dire se condivide o no queste parole, ma non scappi anche stavolta”.
“Qualche giorno fa il candidato alla presidenza della commissione dei socialisti, tale signor Schmit, ha detto che i conservatori sono una forza non democratica, secondo il candidato di Elly Schlein e del Pd io che sono presidente dei conservatori e presiedo il governo italiano, dopo essere stata eletta, non sarei democratica”. Meloni ha poi rivolto un appello diretto a Elly Schlein. “Chiedo pubblicamente alla segretaria del Pd di dire se condivide o no queste parole ma non scappi anche stavolta. Elly, è una domanda semplice: condividi sì o no che io sia una leader democratica? E se non sono un leader democratico, cosa sono? Sono un dittatore? E se sono un dittatore, si fa la lotta armata per depormi? Sono dichiarazioni deliranti, irresponsabili, di gente che per raggranellare mezzo voto scherza con il fuoco. Signor Schmit, spero si renda conto di quello che dice: cosa accadrebbe se qualcuno dovesse prenderla sul serio, se qualche fenomeno imbevuto di idee estremiste dovesse passare alle vie di fatto?”.
Poi ha aggiunto: “Possiamo capire perché la sinistra è tanto nervosa, perché perde lucidità e mostri questo rancore francamente fuori misura, quando le nebbie della propaganda si diradano e rimane la verità gli argomenti finiscono e solita usurata disperata carta del racconto del mostro”.
“Condivide o no le parole” del candidato del Pse Schmit, “non scappi ancora una volta, è una domanda semplice: condivide o no che io non sarei una leader democratica?”.
“Per raggranellare qualche voto si soffia sul fuoco. Voi fornite alibi agli estremisti per avvelenare il clima politico”, l’attacco nei confronti di chi dice che “sono un dittatore. E se sono un dittatore cosa si fa, la lotta armata per depormi? Sono parole deliranti, irresponsabili”.
Con la sinistra “non governeremo mai in Italia e in Europa“, rilancia il presidente di Fdi che ripete di credere nell’alternativa alla maggioranza che ha guidato la legislatura europea. Il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti sottolinea che alcune posizioni di Emmanuel Macron “saranno bocciate” dai francesi, l’eurodeputato Nicola Procaccini prevede che il prossimo presidente della Commissione europea “non sarà von der Leyen”, “quello a Giorgia Meloni è un voto concreto per cambiare le cose in Europa”, dice il ministro Raffaele Fitto.
C’è la sinistra e “il suo diluvio di fake news” sulle riforme, dal premierato all’autonomia differenziata al provvedimento sulla giustizia varato “per mettere fine alle correnti” e poi ci sono “le forze della conservazione”, quelle “che per decenni hanno bivaccato sulla vita degli italiani” e che “si stanno organizzando ma non importa, noi stiamo dalla parte giusta della storia”, dice la premier, “stiamo cambiando il Paese mattone dopo mattone”. Il prossimo provvedimento che arriverà in Cdm è sul taglio delle liste d’attesa (“e ci saranno soluzioni per effettuare visite e prestazioni sanitarie, che si faranno anche sabato e domenica”, anticipa Meloni) ma lo sguardo è già rivolto all’8 e al 9 giugno, “vi chiedo – la richiesta della premier agli italiani – solo di rinunciare a cinque minuti dal vostro tempo per dirmi che siete al mio fianco, perché è l’unica cosa che mi interessa. Perché finché ci siete voi ci sono anche io”.
La presidente del Consiglio si è poi rivolta al leader del M5S, Giuseppe Conte. “Non voglio dire niente del M5s che prendeva ogni decisione sulle piattaforme online e ora ci dice che è autoritario che i cittadini scelgano direttamente da chi essere rappresentanti. Da trasformare il parlamento in palazzo di vetro a partito consociativo della prima repubblica il passo è breve: c’è una coerenza nella capacità di tradire tutte le promesse che avevano fatto”, ha detto Meloni.
Nel corso del suo comizio, Meloni ha sottolineato che “noi (FdI) abbiamo chiuso la stagione dei governi tecnici e abbiamo dato all’Italia un governo sostenuto dalla maggioranza popolare coesa, un governo con un programma ambizioso. Noi non stiamo al governo pensando a come rimanerci, ma siamo qui per lasciare questa nazione in condizioni migliori di come l’abbiamo trovata, costi quel che costi”. La presidente del Consiglio ha poi affrontato la questione della riforma del premierato. “Noi siamo dalla parte giusta della storia e chi è dalla parte giusta non deve mai avere paura. A questa patria vogliamo dare una democrazia finalmente capace di decidere. Per questo abbiamo deciso di dare agli italiani una riforma che consenta ai cittadini di eleggere il presidente del Consiglio: la riforma del premierato”.
Durante il comizio in Piazza del Popolo, Meloni ha annunciato che “nei prossimi giorni faremo un altro provvedimento per costruire un meccanismo nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa, che non esiste”.
“Vuol dire avere possibilità di intervenire in maniera puntuale. E ci saranno soluzioni per effettuare visite e prestazioni sanitarie, che si faranno anche sabato e domenica, abolire il tetto di spesa per l’assunzione dei medici, coinvolgere più gli specializzandi, sanzionare i dirigenti sanitari che non dovessero rispettare gli obiettivi di riduzione delle liste d’attesa, premiandoli se invece lo fanno”.