AgenPress – “Dei 12 miliardi di metri cubi d’acqua contenuti nei nostri invasi, infatti, 1,8 miliardi non vengono usati per l’assenza di permessi infrastrutturali e ambientali. Un’altra piccola parte (58 milioni di metri cubi) sono invece inutilizzati a causa della presenza di sedimenti”.
econdo i dati elaborati da The European House – Ambrosetti (TEHA) la causa di questo spreco sarebbe dovuto alla mancanza di autorizzazioni per usare parte del volume d’acqua a disposizione.
“Lo studio rivela inoltre come la situazione delle dighe al Sud sia particolarmente critica. In Sicilia non viene sfruttato il 29% degli invasi (la media italiana è del 13,8%). Ancora peggiore la situazione nell’Appennino meridionale (inusato il 31,7%) e dell’Appennino centrale (qui il 29,6% dei volumi non viene sfruttato). L’unica zona a pieno regime è quella del fiume Po, che non fruisce solamente dell’1,9% del suo potenziale”.
Secondo lo studio di TEHA, quasi 600 milioni di metri cubi d’acqua potranno essere recuperati e utilizzati grazie al “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” (PNIISSI) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il piano, che prevede 10 miliardi di euro di investimenti, interverrà soprattutto nell’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale – da cui si conta di recuperare 400 milioni di metri cubi d’acqua – e in Sicilia, per sfruttare 81 milioni. “Questi volumi recuperati – aggiunge Benedetta Brioschi, partner TEHA – porteranno un beneficio concreto per il lavoro di oltre 42.368 aziende agricole e per quasi 15 (14,7) milioni di italiani”.