AgenPress – Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ribadito il sostegno della Turchia all’integrità territoriale dell’Ucraina, sottolineando che la restituzione della Crimea da parte della Russia all’Ucraina è “un requisito del diritto internazionale”.
In un messaggio video registrato per i delegati del quarto summit della Crimea Platform, Erdoğan ha affermato che il ritorno della Crimea all’Ucraina è in linea con le norme legali internazionali. “Il nostro sostegno all’integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza dell’Ucraina è incrollabile. Il ritorno della Crimea all’Ucraina è un requisito del diritto internazionale”.
La Turchia non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea da parte della Russia, ha affermato Erdoğan, sottolineando il “dolore persistente provato dai turchi tatari di Crimea”, che hanno il diritto di vivere “liberamente, in sicurezza e in pace nella loro patria”.
Erdoğan ha ringraziato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il leader dei tatari di Crimea Mustafa Abdülcemil Kırımoğlu per aver organizzato il summit, in occasione dell’80° anniversario della deportazione sovietica dei tatari di Crimea dalla penisola di Crimea.
La Piattaforma della Crimea, che si è tenuta mercoledì a Kiev, è un vertice diplomatico avviato da Zelensky nel 2021, il cui obiettivo dichiarato è quello di raggiungere “la deoccupazione della Crimea e il suo pacifico ritorno all’Ucraina”.
“L’Ucraina non commercia la sua terra e non abbandona il suo popolo”, ha detto Zelensky nel suo discorso al vertice, a cui hanno partecipato funzionari dell’UE e degli Stati Uniti, tra cui il ministro degli Esteri britannico David Lammy e il segretario di Stato americano Antony Blinken.
Sin dall’annessione illegale della Crimea nel 2014, la Russia è stata accusata di molteplici violazioni dei diritti umani nella penisola, tra cui la persecuzione dei residenti locali per la loro attività politica. Le autorità russe sono state anche accusate di aver violato i diritti dei tatari di Crimea, un gruppo etnico indigeno della Crimea, tra cui il divieto del Mejlis, il suo più alto organo esecutivo, come “organizzazione estremista” nel 2016 e la persecuzione di numerosi attivisti e funzionari tatari di Crimea.