Gaza, Israele e Hamas firmano l’accordo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi

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AgenPress. Un importante passo diplomatico è stato compiuto oggi: Israele e Hamas hanno sottoscritto un accordo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Questo segna la prima fase di una proposta di pace più ampia, mediata da Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia.

Il conflitto fra Israele e Hamas è in corso da oltre due anni, con gravi conseguenze umanitarie nella Striscia di Gaza: migliaia di vittime, distruzioni su larga scala, sfollamenti e scarsità di risorse essenziali.
L’Egitto ha spesso svolto il ruolo di mediatore nei conflitti israelo-palestinesi, grazie alla sua posizione geografica, ai legami con entrambi i fronti e al suo interesse strategico nel mantenere la stabilità nella regione.
L’accordo attuale è la fase iniziale di un piano di pace presentato dagli Stati Uniti e sostenuto da altri attori regionali.

Hamas si impegna a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora in suo possesso entro 72 ore dall’entrata in vigore del cessate il fuoco.
In cambio, Israele libererà centinaia di prigionieri palestinesi detenuti nelle sue carceri e si impegna a far retrocedere le proprie forze da una parte significativa del territorio di Gaza, secondo una “linea concordata”. Alcune fonti indicano che il ritiro riguarderebbe fino al 70 % della Striscia.

Egitto, Stati Uniti, Qatar e Turchia agiranno come garanti dell’accordo e supervisori del suo rispetto. Un elemento proposto è l’istituzione di una forza internazionale o di supervisione per garantire sicurezza, coordinamento umanitario e responsabilità.

L’accordo è stato salutato con sollievo in molte parti della popolazione di Gaza, dove il conflitto ha portato a enormi sofferenze umane.
Alcuni settori politici israeliani, in particolare la destra più radicale, mostrano perplessità o opposizione all’accordo, soprattutto riguardo al rilascio di prigionieri e al ritiro militare.

La ratifica dell’accordo da parte del governo israeliano è una condizione necessaria prima che entri formalmente in vigore. Rimane aperta la questione della disarmo di Hamas, del controllo futuro di Gaza e della governance civile della Striscia. La ricostruzione, l’assistenza umanitaria estensiva e gli investimenti saranno essenziali per evitare un ritorno del conflitto.

Gli accordi precedenti tra Israele e gruppi palestinesi spesso si sono arenati nella fase di attuazione: ritardi nel rilascio degli ostaggi, nuovi scontri, disaccordi su zone di controllo.
Decenni di conflitto hanno eroso la fiducia tra le parti; il timore che l’accordo sia solo una tregua temporanea è forte. Sia Hamas che il governo israeliano dovranno gestire le pressioni provenienti dai loro sostenitori interni contrari ai compromessi.

L’accordo tra Israele e Hamas firmato in Egitto rappresenta un momento storico potenzialmente di svolta: la promessa di una prima tregua duratura, il ritorno degli ostaggi, e un passo verso la riduzione del conflitto. Tuttavia, resta una “fase iniziale”: il percorso per una pace stabile è pieno di ostacoli. Molto dipenderà da come le parti e gli attori internazionali sapranno concretizzare gli impegni presi, mantenere la fiducia reciproca e sostenere la popolazione civile ferita da anni di guerra.

 

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