AgenPress. “Nel medioevo si parlava e si faceva probabilmente più sesso di quanto non se ne faccia e non se ne discuta oggi. Siamo a metà tra la sessofobia, cioè non bisogna parlarne, e l’ideologia. Dietro questa decisione c’è il problema che a scuola qualcuno possa affrontare i temi di un’affettività che va al di là della dimensione maschio-femmina. Questo perché in questi corsi con gli interventi di specialisti, psicologi, esperti di affettività, di sessualità, si arriverebbe a toccare il fatto che la sessualità e l’affettività non sono soltanto genere femminile e genere maschile, si direbbe che l’affettività non si limita ad un scambio tra generi diversi”. Così Matteo Saudino, docente e scrittore, sul divieto di educazione alla sessualità nelle scuole, ai microfoni di Radio Cusano Campus, nel corso del programma “Battitori Liberi”, condotto da Gianluca Fabi e Savino Balzano.
“Bisogna parlarne perché non siamo più nel mondo di 30 o 40 anni fa dove c’erano delle mura che separavano i mondi. Oggi tutto è interconnesso, i ragazzi navigano, vedono, chattano. Il porno è a disposizione di tutti e non possiamo lasciare l’insegnamento ad un porno che spesso è violento, che comunque è prestativo – ha proseguito Saudino – Non si può delegare alle famiglie, è un’ipocrisia. Le famiglie non sono tutte uguali, la scuola invece è uguale per tutti”.
“Nelle famiglie potrebbe esserci ignoranza su questioni sessuali e affettive. Potrebbero essere famiglie di origini diverse, italiane, magrebine, rumene, che hanno però magari degli approcci violenti. La scuola deve provare a dare degli strumenti di educazione affettiva e sessuale, che sono due cose connesse ma diverse, per poter portare a un’emancipazione. Se sei a casa di un fondamentalista cattolico, islamico, se sei a casa di una persona ignorante, se sei a casa di una persona maschilista o un omofobo, cosa fai? O a casa tua girano sul cellulare di tuo papà o di tua mamma materiali pornografici. – ha spiegato il Professore – Bullismo e violenze di genere spesso maturano in casa, in imitazione del padre o della madre, o emergono nei gruppi come lo spogliatoio o il gruppo di quartiere”.
“Non deve essere il professore di geografia o quello di matematica a improvvisare. Devono arrivare dei professionisti, piuttosto facciamo un albo dei professionisti. È tutto un discorso politico, perché ogni governo preferisce accreditare degli enti e delle associazioni. Alle medie è giusto che vadano delle persone professioniste. Non associazioni o gruppi religiosi, non perché non lo possono fare, ma perché avranno una visione particolare – ha concluso Matteo Saudino – Gli attivisti possono entrare se si vuole fare educazione di genere. L’educazione sessuale è quella anche biologica di base, vuol dire banalmente cosa fare per non rimanere incinta. E qui va già fatto in terza media perché ci sono dei casi di ragazze che rimangono incinte già in terza media”.