AgenPress – Filippo Turetta ha trascorso le prime ore nel carcere Montorio (Verona), sempre sorvegliato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria, essendo un detenuto a rischio suicidio. Il giovane ha chiesto libri per poter studiare e ansiolitici per dormire. Ha anche espresso il desiderio di vedere i suoi genitori, ma non potrà farlo prima del faccia a faccia col giudice.
Se decidesse di confessare l’omicidio, aiutando le indagini, Turetta potrebbe alleggerire la sua posizione processuale. Le dichiarazioni rese alla polizia tedesca il giorno dell’arresto (“Ho ucciso la mia fidanzata), infatti, sono inutilizzabili in quanto pronunciate senza l’assistenza di un avvocato. E proprio la difesa potrebbe puntare su una perizia psichiatrica per arrivare ad accertare eventuali vizi di mente. È possibile, però, che il giovane scelga di avvalersi della facoltà di non rispondere per poter leggere meglio l’ordinanza di custodia cautelare e il contenuto del fascicolo d’indagine e poi farsi interrogare dal pm Andrea Petroni nelle prossime settimane.
Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e il pm Andrea Petroni sono al lavoro per valutare se contestare al giovane anche l’aggravante della premeditazione. I coltelli e il cambio di vestiti portati con sé, i sacchi di plastica neri trovati sopra il corpo di Giulia, il presunto sopralluogo effettuato nella zona industriale di Fossò dove è avvenuta la seconda parte dell’aggresione alla ragazza, le ricerche via web su come sopravvivere in montagna effettuate giorni prima, e l’acquisto online di un nastro adesivo compatibile con lo scotch ritrovato a Fossò, sono tutti indizi che avvalorerebbero questa ipotesi.
Turetta, apparso sempre dimesso, di poche parole, ha incontrato un frate cappellano del carcere. Il 22enne è stato collocato nel reparto di infermeria per effettuare le visite psicologiche e psichiatriche dell’equipe medica. Si trova in una cella insieme a un altro detenuto, anche lui in carcere per un reato simile al suo. Nei prossimi giorni sarà trasferito nella sezione “protetti”, quella per i detenuti per reati a “forte riprovazione sociale” che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.
L’autopsia di Giulia è in programma il primo dicembre, qualora dovesse emergere che Turetta avrebbe infierito su Giulia nell’ucciderla, gli potrebbe essere contestata l’aggravante della crudeltà. Dall’esame bisognerà anche capire se per la morte di Giulia fu fatale quella spinta sul marciapiede che le fece sbattere la testa, mentre cercava di scappare a Fossò alle ore 23:40 dell’11 novembre.