Bari. 4 morti per legionella: sequestrati due padiglioni al Policlinico. 5 dirigenti indagati

AgenPress – Dopo la morte di quattro pazienti uccisi dalla legionella contratta mentre erano ricoverati, i carabinieri del Nas hanno sequestrato, con facoltà d’uso, due interi padiglioni del Policlinico di Bari – Chini e Asclepios – perché “infetti da batteri di legionella“. Il decreto di sequestro preventivo è stato disposto nell’ambito di una indagine sui decessi, avvenuti tra il 2018 e il 2020. Nell’inchiesta sono indagati cinque dirigenti del Policlinico, per i reati di omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto,  tra i quali il direttore generale Giovanni Migliore,  il direttore sanitario del Policlinico, Matilde Carlucci, il direttore amministrativo Tiziana Di Matteo, il responsabile della Sanità pubblica dipartimentale Giuseppe Calabrese e il direttore Area tecnica Claudio Forte.

Secondo le indagini dei Nas, partite dalle denunce delle famiglie, il Policlinico sapeva della presenza della legionella perché aveva in mano i risultati delle analisi effettuate sull’acqua prelevata dai rubinetti eppure non avrebbe proceduto alla bonifica.
In quasi tre anni, a quanto risulta dagli atti alla base del decreto di sequestro, il Dipartimento di prevenzione della Asl ha sollecitato più volte il Policlinico a provvedere alle bonifiche e a sospendere l’utilizzo dei reparti dove è stato accertato il contagio: l’ultima volta il 18 settembre quando, a seguito degli accertamenti sul decesso Ficco (ricoverato per una Polmonite e poi morto al Di Venere per legionellosi) il Dipartimento ha dato atto “di referti analitici sfavorevoli per la presenza di legionella nell’acqua prelevata nella Uo di Medicina interna “Frugioni””, fissando il termine di 15 giorni per rimediare al problema.

Cosa che non sarebbe mai avvenuta: «La direzione sanitaria in persona del direttore e del vicedirettore – ha scritto il gip – è rimasta sostanzialmente inerte di fronte ad una situazione di evidente gravità e di persistente pericolosità per tutti i pazienti».

Dopo quella vicenda, gli indagati avrebbero «omesso di redigere e attuare, nell’ambito delle procedure per la prevenzione e controllo della legionellosi deliberate nel maggio 2019, l’analisi del rischio, il piano di sicurezza delle acque e il registro delle manutenzioni», atti ritenuti «urgenti per ragioni di igiene e sanità pubblica».

Questo – secondo la Procura di Bari – avrebbe causato la morte di altri tre pazienti, il 6 maggio 2019, il 26 novembre 2019 e il 7 agosto 2020, ricoverati in periodi diversi nei reparti di Reumatologia universitaria, Medicina fisica e riabilitazione, all’interno del padiglione Asclepios e, di nuovo, nel reparto Frugoni del Chini. Agli atti dell’indagine ci sono le denunce dei familiari delle quattro vittime, l’esito degli accertamenti dei carabinieri del Nas e delle indagini batteriologiche eseguite dall’Arpa Puglia nei diversi reparti dove i pazienti erano stati ricoverati.

 

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