Cicchitto (ReL): “Il Paese paga sulla propria pelle i troppi ritardi e opportunismi. Il Mes serviva ieri, non domani”

AgenPress. Dice un vecchio proverbio: «Il medico pietoso fa la piaga purulenta». È il pericolo che stanno correndo il presidente Conte, il governo e anche quegli ambienti del centrodestra che hanno anch’essi contestato l’assunzione di misure più rigorose di quelle che oggi stanno in campo.

Purtroppo, la realtà si incarica subito di richiamare tutti alla gravità di questa seconda ondata. Dopo la linea piuttosto blanda scelta nel Dpcm dell’altro ieri, invece ieri tutta la Lombardia, dal presidente Fontana ai sindaci dei capoluoghi, dal centrodestra al centrosinistra, ha chiesto il coprifuoco dalle 23 alle 5. La richiesta ha una logica stringente. Infatti, il rischio è che con questo ritmo dei contagi tutte le terapie intensive vengano coperte in tempi rapidi.

Adesso in Lombardia bisogna ricorrere all’ospedale messo in piedi a suo tempo da Bertolaso e che tante inutili polemiche aveva provocato. Forse la situazione in Campania è altrettanto o più grave, vista la debolezza strutturale di quel sistema ospedaliero. Situazioni assai serie sono anche in Liguria e nel Lazio.

Insomma, il paradosso su cui tutti devono riflettere è il seguente: proprio se si vuole evitare il lockdown totale tra fine novembre e dicembre adesso bisogna adottare misure molto più rigorose e dure di quelle prese l’altro ieri dal governo. In secondo luogo, non si è mai vista una ripresa economica contornata da migliaia di morti. Allora il tatticismo di Conte non porta da nessuna parte. Egli sembra riscoprire con molti anni di ritardo e in una situazione che non richiede furbizie il metodo democristiano della mediazione estenuante. Per di più lo adotta con una certa goffaggine. La realtà drammatica è che l’unica strada per battere davvero il virus è il vaccino che ancora non c’è ed è stato assai azzardato il presidente Conte nel vaticinarne il prossimo arrivo (in questo Conte e Di Maio stanno imitando Trump).

Senza vaccino la via maestra non per eliminare il virus, ma per ridurlo al minimo è il lockdown che però rischia di uccidere l’economia. La terza via, quella di una serie di provvedimenti incisivi e di comportamenti conseguenti che ottengano il risultato di invertire la tendenza all’aumento esponenziale, è molto difficile da identificare e da realizzare, ma è con essa che dobbiamo misurarci con rigore e senza opportunismi. Una forma non solo di opportunismo, ma di analfabetismo istituzionale, è stata quella di attribuire sic et simpliciter ai sindaci il compito di sciogliere assemblee e movide: siccome per fare questa operazione occorre la forza pubblica adesso siamo arrivati a scoprire una cosa del tutto ovvia e cioè che il ministro e il ministero dell’Interno devono assumersi in materia forti responsabilità attraverso i prefetti con i quali i sindaci devono coordinarsi. Due ultime questioni.

Purtroppo, tutto il sistema Italia – cioè il governo e le Regioni di vario colore con l’eccezione del Veneto – in questa vicenda del virus è arrivato sempre in ritardo. È stato in ritardo alle origini quando pur avendo dichiarato a fine gennaio lo stato di emergenza nella realtà si è mosso solo a marzo, poi ai primi di marzo c’è stato un rimpallo di responsabilità fra il governo e la Regione Lombardia sulla chiusura in zona rossa di Bergamo, Brescia, della Val Seriana per non litigare con gli industriali, fra luglio e agosto molti – cioè governo, Regioni e alcuni esperti – hanno dato versioni accattivanti e ottimiste che hanno favorite una sorta di “tana libera tutti” che è alle origini delle difficoltà attuali. Su un altro versante, da aprile in poi, non ci si è misurati con l’acquisto di vaccini anti influenzali, di tamponi e specialmente con il nodo del trasporto urbano.

Un’ultima considerazione. A mio avviso noi avevamo bisogno del Mes non “domani” o “per niente”, ma “ieri”, proprio per iniziare quella ristrutturazione di almeno alcuni ospedali e per fare quelle assunzioni di medici e di infermieri perché queste due voci costituiscono il buco strutturale oggi evidente.

La situazione è esattamente l’opposto di quella che è stata rappresentata da Conte, dai grillini e da una parte del centrodestra (non da Berlusconi): mentre il Mes è senza condizioni ed è immediato il Recovery Fund è conforti condizioni e di là da venire, perché oggetto di un duro scontro politico al parlamento europeo. So bene che si tratta di valutazioni sulle quali è in atto una discussione assai serrata, ma ho ritenuto opportuno sottoporle alla sua attenzione.”

Così Fabrizio Cicchitto, Presidente Riformismo e Libertà al quotidiano Libero.

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