Coronavirus. Pazienti ricoverati in rianimazione “evidenziano una diffusa malnutrizione”

Agenpress – I pazienti ricoverati malnutriti sono associati a costi ospedalieri più elevati, degenze prolungate e aumento della mortalità. L’espansione e la sfida senza precedenti ai servizi di Terapia Intensiva, richiede inevitabilmente una pianificazione e ristrutturazione dei servizi dietetici, di supporto agli intensivisti.
È impossibile fornire una guida basata sull’evidenza per la gestione nutrizionale dei pazienti COVID-19. Il tempo medio di ventilazione meccanica nei pazienti COVID-19 si attesta intorno ai 14 giorni e quindi questi pazienti sono ad alto rischio nutrizionale”.

A sottolinearlo sono gli esperti della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo (SINuC) e la Società Italiana di Anestesia Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti), che hanno per questo messo a punto il documento “Raccomandazioni pratiche per il corretto impiego della nutrizione artificiale nel paziente ricoverato in Terapia Intensiva per grave insufficienza respiratoria da Covid-19”.

La malattia da coronavirus  è un’infezione del tratto respiratorio causata da un coronavirus emergente, SARS-CoV-2, che è stato riconosciuto per la prima volta a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019. Il sequenziamento genetico del virus suggerisce che SARS-CoV- 2 è un betacoronavirus strettamente legato al virus SARS (1,2,3).

Mentre la maggior parte delle persone con COVID-19 sviluppa una malattia lieve o non complicata, circa il 14% sviluppa una malattia grave che richiede il ricovero in ospedale e il supporto dell’ossigeno e il 5% richiede l’ammissione in un’unità di Terapia Intensiva (1, 4). Nei casi più gravi, COVID-19 può essere complicato da sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), sepsi e shock settico, insufficienza multiorgano, con interessamento particolare di rene e cuore.

 

 

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