È siciliano il primo studio globale sul coronavirus

Agenpress. È una corsa contro il tempo quella della ricerca di una cura e un vaccino per contrastare l’epidemia del nuovo Coronavirus che soltanto in Italia ha già causato oltre 20.000 decessi. Negli ultimi giorni le notizie in merito a possibili nuove cure si sono susseguite alimentando le speranze che si possa arrivare presto alla scoperta di cure farmacologiche che pongano fine alla lunga catena di lutti e alle ansie che stanno vivendo tutti gli italiani.

Purtroppo, molte delle presunte notizie si sono rivelate delle bufale smentite da nuovi focolai. Ad alimentare invece le speranze, sono alcuni studi recenti e la sperimentazione di farmaci che sembra stiano ottenendo risultati concreti nella cura di pazienti affetti da Covid-19.

I più recenti studi, convengono sul fatto che il problema principale del virus non è tanto la sua letalità intrinseca, quanto la reazione immunitaria che provoca nell’organismo colpito, che reagisce con un meccanismo di difesa che serve ad eliminare l’agente che l’ha aggredito (nel nostro caso il virus SARS-CoV-2 che è quello che causa la malattia, Covid-19) avviando il processo di riparazione delle cellule o dei tessuti colpiti.

È proprio questa risposta la causa dell’elevato livello di letalità della malattia. Le citochine infiammatorie, comunicando con le cellule del sistema immunitario scatenano infatti una risposta al virus eccessiva.

Già nel mese di febbraio, il Dott. Francesco Loria, di Cammarata (Ag), aveva illustrato una sua ricerca sul modo in cui il virus agisce per attaccare le cellule e sul perché colpisce prevalentemente i polmoni. Uno studio che Loria aveva anche depositato e i cui dati scientifici sono stati trasmessi all’Istituto Superiore della Sanità e ad Istituti Ospedalieri.

La ricerca, partita dalla letteratura scientifica preesistente lo aveva portato ad individuare i legami con i siti di Ace2, che il virus utilizza per entrare nelle cellule del polmone e in altri organi.

Le ricerche del medico siciliano sul ruolo dei recettori AT1 e AT2, trovano oggi conforto negli studi presentati da altri ricercatori che si avvalgono degli stessi presupposti chimici da assioma di un lavoro di Loria prodotto mesi prima dell’epidemia, sui farmaci ACE-inibitori e farmaci sartani.

Una ricerca molto complessa che mette in correlazione la molecola da lui studiata, la costituzione dell’atmosfera, la fascia di età pediatrica che quasi non sviluppa la malattia e la fascia di popolazione ipertesa che si ammala di più. Tutti dati verificati e verificabili con evidenze cliniche ed epidemiologiche che poggiano su studi pubblicati con rigore scientifico, che potrebbero essere utili sia per la prevenzione, riuscendo ad individuare le fasce a rischio, che per arrivare a una terapia, bloccando, prima dell’ingresso cellulare i recettori che il virus va a toccare.

Il mondo scientifico oggi sembra dividersi nell’inseguire soltanto l’attribuzione del merito del risultato raggiunto. Considerato che i più recenti studi portano alle stesse conclusioni del primo studio redatto dal medico siciliano, c’è da chiedersi se approfondendo la sua ricerca e passando poi alla fase sperimentale, non si sarebbero potute risparmiare migliaia di vite umane.

Gian Joseph Morici

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