Agenpress. “Adesso, nella fase 2, si gioca la partita decisiva. Bisogna nel contempo riuscire a rendere sempre più basso l ‘andamento del contagio fino a spegnerlo senza mai abbassare la guardia e rimettere in moto la crescita che è più facile in alcuni settori, difficilissima in altri (il turismo, il cinema, il teatro, servizi come barbieri e parrucchieri).
Sono tutt’altro che scontate le ipotesi secondo le quali da questi 55 giorni dovremmo uscire tutti migliori, più buoni e più solidali. Nulla è scontato perché il rischio che invece si riparta diventando più poveri avrebbe come conseguenza quella di aprire una fase di forti tensioni social In ogni caso è indubbio che bisogna alzare il tiro.
Questa sarebbe la grande occasione per smontare la burocrazia che da sempre strangola l’economia e la società italiana, si tratta di un’occasione unica per Conte e per Gualtieri, anche perché la velocità è una condizione essenziale proprio per il successo della manovra e per il consenso al governo. Finora però le cose sono andate in senso opposto, nel senso che decreti e Dpcm sono stati caratterizzati da un’orgia di burocratismo che sta provocando reazioni di rigetto.
Conte e Gualtieri non devono dimenticare che ministri molto più esperti di loro sono stati prima ingabbiati e poi strangolati da un combinato disposto micidiale costituito da Ragioneria Generale dello Stato, Direzione Generale allora del Tesoro oggi del MEF lungo una rete di potere imperniata sui Consiglieri di Stato collocati come Capi di Gabinetto in tutti i ministeri con la composizione di una autentica consorteria, fortemente collegata al suo interno, che scavalca le divisioni di partito e che magari con un codicillo protegge pochi e precisi interessi da sempre tutelati e blocca tutto il resto.
Per fare un esempio, è stata la trama che a suo tempo ha consegnato tutto il grosso delle concessioni ai Benetton e che ha smontato il potere di controllo del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. La seconda questione riguarda contrapposte impostazioni ideologiche sul terreno economico e sociale. Da un lato bisogna evitare l’assistenzialismo griffin° e un ritorno di statalismo che ha raggiunto il massimo con l’evocazione fatta da Orlando sulla presenza dello Stato nelle aziende che ricevono finanziamenti. Per altro verso, però, il governo deve avere la forza di essere autonomo da una sorta di arroganza padronale che caratterizza il nuovo presidente di Confindustria Bonomi.
Questo signore non deve dimenticare i guasti prodotti da Confindustria Nord per evitare il blocco in zona rossa di Bergamo, Brescia e la Val Seriana. Sia il governo che la Regione Lombardia si sono arresi a quel pressing, ma il risultato è stato quello di un’autentica strage. A proposito di arroganza c’ un alto soggetto che non finisce di sorprenderci ed è Arcuri. Ha voluto fare il bullo con tutti, con i broker internazionali, con le fabbriche cinesi di mascherine, adesso con i produttori italiani e con le farmacie.
Già Calenda gli ha spiegato che quando tu calmieri a prezzi bassissimi un bene che ha una domanda altissima blocchi il mercato, non ottieni più nulla e quello che gira va come si diceva ai tempi del primo dopoguerra a borsa nera. Ma la questione non è puramente economica, perché riveste un carattere decisivo sul terreno sanitario. Stiamo parlando di mascherine chirurgiche, cioè quelle che proteggono non chi le indossa, ma tutti gli altri. Se il sistema non è generalizzato, non coinvolge tutti quelli che girano, ecco che si creano dei buchi attraverso i quali ritorna il contagio.
Allora Arcuri con la sua arroganza va messo in condizioni di non nuocere, ma è opportuno che tutti – governo, presidenti di Regioni – leggano con attenzione il documento firmato da Crisanti, Ricolfi, Valditara che sottolineano con forza un punto fondamentale: più tamponi, ovviamente con gli indispensabili reagenti. E stato grazie all’uso massiccio di tamponi che il Veneto ha avuto un andamento ben diverso da quello della Lombardia. Un interrogativo finale: per la ripresa del calcio c’è bisogno di un uso enorme di tamponi prima e dopo ogni partita per tenere tutti in sicurezza un sistema fortemente a rischio perché il calcio è uno sport di contatto.
Ciò va benissimo se l’Italia acquisisce un’enorme quantità di tamponi, ma che facciamo se ciò non avviene? Creiamo una realtà privilegiata da tutti i punti di vista (in primis il reddito e adesso il trattamento sanitario acquisito dalle società con larga parte dei cittadini che ne rimangono senza).”
Lo dichiara Fabrizio Cicchitto (Presidente Riformismo e Libertà).