Funivia. Tadini ai domiciliari, Perocchio e Nerini liberi per mancanza di indizi

AgenPress – Ha lasciato il carcere di Verbania Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, per andare a casa in regime di arresti domiciliari, come stabilito dal gip. Accompagnato dal suo legale Marcello Perillo in macchina, non ha potuto rilasciare dichiarazioni come prevede il regime cautelare.

Tornati liberi il direttore di esercizio della funivia del Mottarone, Enrico Perocchio e Luigi Nerini, il gestore della funivia.

“Sono contento di tornare dalla mia famiglia, ma sono disperato per le quattordici vittime”, ha detto Perocchio.  “L’errore è stato mettere i forchettoni per ovviare ad un problema che si sarebbe risolto.  Se avessi saputo che erano stati messi non avrei avvallato la scelta, in carcere stavo male per le persone mancate e per la mia famiglia”.

“Tutte le manutenzioni sono state fatte – ha aggiunto – ora vedremo dalle analisi, io quel giorno sono partito immediatamente appena ho saputo della strage, mi sono sentito morire quando ho saputo delle accuse dei pm, ho sentito come un macigno addosso”. Ha chiarito che “fisicamente non toccava a me guardare” se i forchettoni sui freni erano rimasti inseriti. “Non so perché Tadini abbia detto che io ho avvallato la sua scelta”, ha proseguito spiegando ancora che “questa tragedia la ricorderò tutta la vita”. Perocchio ha detto inoltre di non avere “mai ricevuto da Nerini”, il gestore dell’impianto, “pressioni per mantenere la funivia aperta”.

“Palese è al momento della richiesta di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare la totale mancanza di indizi a carico di Nerini e Perocchio che non siano mere, anche suggestive supposizioni”,  scrive il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici.

Tadini, invece,  ha ammesso di aver piazzato i forchettoni per disattivare i freni e ha sostenuto che Nerini e  Perocchio avevano avallato la scelta, sapeva bene che “il suo gesto scellerato aveva provocato la morte di 14 persone” e per questo avrebbe condiviso “questo immane peso, anche economico” con le “uniche due persone che avrebbero avuto la possibilità di sostenere un risarcimento danni”. Per questo ha chiamato “in correità” i “soggetti forti del gruppo”, per attenuare le sue “responsabilità”. Lo scrive il gip di Verbania.

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